7 persone necessitavano di cure mediche e sono state sbarcate a Lampedusa, 25 sono stati portate a Pozzallo e tra queste, la Polizia ha fermato lo scafista grazie ad un selfie di un giovane migrante.
Tutti nord africani (libici e tunisini), uno di loro era stato condannato in Italia per spaccio e doveva scontare ancora 7 mesi di reclusione, quindi è stato accompagnato dalla Squadra Mobile presso il carcere di Ragusa.
167 gli scafisti fermati nel 2016 (25 minori); nel 2015 sono stati 147.
La Polizia di Stato è in questo momento impegnata a gestire un altro sbarco di 300 migranti. Tra loro vi è il cadavere di una giovane madre morta durante la traversata. La donna aveva intrapreso il viaggio insieme ai due piccoli figli che sono subito stati affidati dall’Ufficio Minori della Questura ad una comunità individuata dalla Prefettura di Ragusa.
Nel 2016 all’Hot Spot di Pozzallo hanno già fatto ingresso 16.570 migranti in occasione di 45 sbarchi.
La Polizia a seguito di questo nuovo sbarco, ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di:
BEN AMMAR Msarra, nato in Tunisia in data 07.07.1977.
Secondo i testimoni è lui che ha condotto l’imbarcazione partita dalle coste libiche. I responsabili del delitto previsto dall’art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, concorrevano con altri soggetti presenti in Libia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto, compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I migranti provenienti dal centro Africa sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati, identificati e trasferiti in altri centri.
MODALITA’ DI SOCCORSO IN MARE
Intorno alle ore 10,45 del 4 novembre u.s., l’unità navale della Guardia di Finanza “G.79 Barletta”, veniva inviata a sud di Lampedusa ove era stata segnalata la presenza di un barchino con a bordo dei migranti. Alle successive ore 12,50, la predetta unità navale avvistava un barchino in legno, della lunghezza di circa sette metri con a bordo 32 migranti (27 uomini, 3 donne e 2 bambini) di nazionalità nord africane. Alle ore 13,15, stante l’impossibilità del natante di avviare i motori, veniva dichiarato evento S.A.R. e l’unità navale procedeva al trasbordo dei migranti. Completato il soccorso, la Barletta si dirigeva verso Lampedusa dove venivano sbarcati 7 migranti (4 donne, 1 uomo e 2 bambini) per problematiche sanitarie. Successivamente la predetta unità navale proseguiva verso il porto di Pozzallo ove giungeva intorno alle ore 07,00 di ieri.
ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA
Il lavoro degli agenti della Polizia è sempre molto difficile in quanto bisogna far conciliare le esigenze di ordine pubblico, quelle di Polizia Giudiziaria ed ovviamente l’assistenza ai migranti appena sbarcati che resta prioritaria.
Il Funzionario dirigente del servizio di Ordine e Sicurezza Pubblica della Polizia di Stato, con a disposizione decine di uomini, ha dovuto poi coordinare, le immediate partenze, i trasferimenti dall’Hot Spot ad altre regioni di centinaia di migranti, in piena sinergia con i funzionari della Prefettura che coordinano la “macchina” dell’accoglienza.
Le operazioni di sbarco non hanno fatto registrare criticità ed è stata prestata la massima attenzione verso i soggetti che avevano bisogno di cure mediche, in particolar modo diverse donne incinte e minorenni.
Alle procedure hanno partecipato 30 Agenti della Polizia di Stato ed altri uomini appartenenti alle Forze dell’Ordine ed all’Esercito Italiano, così come gli Enti inviati dalla Prefettura di Ragusa, Protezione Civile, Croce Rossa Italiana e medici dell’A.S.P. per le visite mediche.
Le attività dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato risultano sempre complesse, dovendo essere espletate in tempi ristretti numerose incombenze, così da permettere un immediato invio dei migranti in idonee strutture d’accoglienza individuate dalla Prefettura in base ad un articolato piano di riparto nazionale del Ministero dell’Interno.
La Polizia Scientifica ha lavorato consequenzialmente senza sosta per le operazioni di preidentificazione e fotosegnalamento, in considerazione dei nuovi arrivi. Si sta procedendo al fotosegnalamento dei migranti sbarcati ed al loro trasferimento ad operazioni ultimate, da parte degli uomini della Polizia di Stato che lavorano senza sosta.
LE INDAGINI
Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione di un’aliquota della Guardia di Finanza hanno sottoposto a fermo lo scafista di questo barchino in legno soccorso.
In queste occasioni si pensa che, dato l’esiguo numero di migranti, le attività d’indagine siano più semplici, invece è tutto il contrario.
Sono state molto complicate le varie fasi di identificazione dello scafista in quanto erano tutti nord africani e tra loro temevano ripercussioni se qualcuno avesse collaborato.
Proprio essendo in pochi, i migranti stessi riferivano che sarebbe stato facile per gli scafisti risalire a chi collaborava con la Polizia pertanto non intendevano riferire notizie utili.
Solo grazie ad un selfie scattato da un giovane migrante è stato possibile immortalare lo scafista al timone ed i testimoni che erano accanto a lui non hanno potuto fare altro che ammettere di averlo visto alla conduzione del natante.
Dopo ore di attività investigativa, gli Ufficiali di Polizia, con l’aiuto degli interpreti, riuscivano a trovare il responsabile di questa traversata sottoponendolo a fermo.
Dopo gli accertamenti sull’identità dello scafista, lo stesso veniva condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Durante le attività investigative, dall’immediato controllo sull’identità di tutti gli sbarcati, il riscontro sulle impronte digitali di Chebani Hedi permetteva di appurare che lo stesso era stato più volte arrestato in Italia per fatti inerenti gli stupefacenti.
Il tunisino nel 2007 era stato arrestato per l’ultima volta a Bolzano e condannato, ma in attesa del giudizio definitivo si allontanava dall’Italia facendo perdere le proprie tracce.
Ieri è rientrato clandestinamente in violazione delle norme vigenti e pertanto il controllo permetteva di appurare che a suo carico, nelle more, era stata comminata la condanna a mesi 7 di reclusione. Considerato quanto emerso, l’uomo è stato arrestato dalla Squadra Mobile e condotto in carcere per espiare la pena residua.
Al termine della pena verrà espulso e condotto in Tunisia così come previsto dalle leggi italiane, anche perché già destinatario dell’ordine di espulsione del Questore di Bolzano.
In queste ore gli investigatori della Polizia sono impegnati per individuare gli scafisti delle imbarcazioni soccorse, giunte alle 8 di questa mattina in porto a Pozzallo.
Contestualmente un team di investigatori sta provvedendo ad effettuare ricerche in Italia e in Europa, di eventuali parenti della donna giunta cadavere così da poter affidare i piccoli ai prossimi congiunti. Temporaneamente i bambini sono stati affidati dalla Sezione Minori della Questura di Ragusa ad una comunità della provincia iblea, accuratamente scelta dalla Prefettura.
LA CATTURA
Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanne dell’Autorità Giudiziaria.
BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA
Nel 2016 sono 167 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno sono stati arrestati 150 scafisti dalla Polizia Giudiziaria. Inoltre, sono in corso numerose attività in collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste straniere a quelle Italiane.
IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE
Commissario Capo della Polizia di Stato
Dott. Antonino Ciavola