“Baccanti – Dioniso Perduto Iddio”
Giovedì 11 agosto all’Orto dei cappuccini di Nicosia (En)
Venerdì 12 agosto al tempio di Hera a Castelvetrano (Tp)
Sabato 13 a Eraclea Minoa a Cattolica Eraclea (Rg)
Domenica 14 agosto alla Rocca di Cerere a Enna
“Shakespeare alla maniera dei fool”
Giovedì 11 agosto al teatro Pietrarosa di Pollina (Pa)
Venerdì 12 agosto alla Rocca di Cerere a Enna
Sabato 13 agosto all’ex convento dei gesuiti a Noto (Sr)
Domenica 14 agosto alla cava Pietra Franco a Modica (Rg)
“Fuga di Enea”
Giovedì 11 agosto al teatro Akrai Palazzolo Acreide (Sr)
“L’altro Anfitrione” da Plauto
Giovedì 11 agosto all’anfiteatro di Villarosa (En)
(h21,15 – biglietto 13 euro)
Ultima settimana di appuntamenti con la rassegna teatri di Pietra.
“Le Baccanti” Dioniso o del Perduto Iddio di Euripide, uno spettacolo di Dario Garofalo e Cinzia Maccagnano, regia Cinzia Maccagnano. In scena Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano, Raffaele Gangale, Valerio Malorni, Oriana Cardaci.
SINOSSI.
Euripide scrive “Le Baccanti” ormai prossimo alla morte. La tragedia non rappresenta la realtà, ma la mette in questione. Mette in questione leggi, rapporti, istituzioni, credenze e saperi, fino a presentarci il destino umano nella sua tremenda e assoluta nudità. Dioniso, figlio di Zeus e di Semèle, assume sembianze umane e giunge a Tebe col suo seguito di Baccanti: vuole affermare la propria origine divina. Costringe tutte le donne di Tebe ad aderire al suo culto e a celebrare i suoi riti. Alla nuova religione partecipano il profeta Tiresia e l’antico re Cadmo: vi si oppone, invece, con feroce caparbietà Pentèo, il giovane sovrano. Dioniso sconvolge la mente del re e lo convince ad andare a spiare le Baccanti travestito per prudenza da donna: lui stesso lo guiderà. Scoperto, Pentèo viene fatto a pezzi da sua madre Agave, convinta di uccidere una fiera e sorda alle suppliche del figlio. Ostentando la testa di Pentèo, Agave rientra a Tebe e, ricondotta alla ragione dal padre Cadmo, cerca invano di ricomporre il corpo smembrato del figlio. Euripide ribadisce con Le Baccanti la potenza distruttiva e disgregativa della natura umana, anche se indotta in errore dalla presenza della divinità. Gli dèi si collocano in un aldilà assoluto che partecipa delle questioni del mondo, ma che risponde ad un inflessibile, per quanto misterioso, principio di ordine e di giustizia, che trascende sia gli uomini che gli dèi. La figura di Dioniso, dio fatto uomo, la divinità che più di tutte si identifica con il Caos, incarna la tragica consapevolezza che non è l’ordine a garantire la giustizia, ma che il Disordine distruttore e (ri)generatore può rendere finalmente possibile un rivoluzionario rapporto di responsabilità personale in un mondo dove anche gli dèi, come già gli uomini, stanno svanendo, svaporando, lasciando vuoti di silenzio assordanti. Forte rimane nell’uomo il bisogno di sudditanza a una forza suprema che lo guidi, ed è proprio il Dio di Oggi, il “Nuovo Dio”, il vero protagonista del dramma. Dioniso mette alla prova l’umanità e la miseria facendosi anch’esso misero, consegnandosi al nemico nella piena consapevolezza della sua dimensione. Tutto si ravvicina, sembra che la terra si innalzi, che il cielo si accosti, si può vedere un dio da vicino e questo crea smarrimento. Una terra sconsacrata, una parentesi infruttuosa nello spazio di un intera era, questo lo scenario delle Baccanti: un luogo svuotato della sua natura, della ragione stessa che lo aveva reso necessario, che ora viene ridestinato a nuovo uso, colmo della memoria di ciò che è stato, ma ormai infecondo e per questo recuperato dalla natura e dal suo forte bisogno di predominare sul resto. Si sviluppa, dunque, un vortice necessario per lasciare posto al nuovo e spazzare via il precedente. Dopo questo non c’è più pensiero, non si può andare oltre. Non esiste alternativa se non quella di aderire alla natura, alle sue leggi impietose.
La compagnia Schegge di Mediterraneo presenta “Shakespeare alla maniera dei fool” di Masolino D’Amico, regia Consuelo Barilari. In scena Adolfo Margiotta, Lorenza Lavia Roberto Alinghieri, Francesco Bonomo, Marco Avogadro
SINOSSI. L’idea originale dello spettacolo è mettere assieme i personaggio dei FOOL tratti dalle più famose opere shakespeariane, per far raccontare proprio a loro le stesse opere. Gli interpreti sono cinque attori, nei panni dei cinque FOOL fanno rivivere donzelle innamorate, impetuosi giovani, re e regine, dame di corte e poi se stessi nei diversi ruoli di FOOL che Shakespeare seppe creare per loro nelle opere “Come vi piace”, “Molto rumore per nulla”, “La bisbetica domata”, e molte altre. Sanno cantare, ballare, fanno acrobazie ed i numeri dei giullari shakespeariani, trasformando tutto in occasione di risate e di amara riflessione tragicomica in un’atmosfera da varietà, tra lustrini e paillettes. Un gioco teatrale fondato su un esercizio di stile che guarda a generi diversi di spettacolo: dal western all’opera rock, dall’avanspettacolo al teatro dell’assurdo e al circo valorizzato dai tanti e bellissimi costumi di Guido Fiorato.
Vincenzo Pirrotta è il regista e il protagonista de “La fuga di Enea”. In scena anche Nancy Lombardo e Luca Mauceri.
SINOSSI. “Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris / Italiam fato profugus…“.
Con questi celeberrimi versi, Virgilio inaugura magistralmente, sulla scia omerica, il più glorioso Epos di fascinazione narrativa. L’Eneide con i suoi versi immortali distribuiti in dodici libri, narra le vicende dei reduci della gloriosa stirpe Troiana progenitrice della gens Iulia.
Un poema, che pur legato alla gloria di Roma nel mondo, è per noi, in realtà, uno splendido tessuto, un magico arazzo di vicende, colon, eroi, amori e fughe che chiedono di tornare a vivere per mezzo di un corpo e di una voce nello spazio e nel tempo. Ma come? Recitare tutto questo è umanamente impossibile. E allora? Forse, può venirci in aiuto, solo, l’antica e magica fascinazione della parola. Ma per creare attenzione e guadagnare interesse non può bastare semplicemente narrare, occorre che il narrare diventi teatro attraverso una tecnica sapiente, una forte struttura, una partitura efficace. Tra le tante possibili strade, noi abbiamo scelto il cunto siciliano, mirabile ed altissimo esempio di teatro epico. Suono, ritmo, corpo e voce che liberano nello spazio una giocosa e potente energia.
“L’altro Anfitrione” da Tito Maccio Plauto, adattamento e traduzione di Rino Marino.
In scena Paolo Graziosi, Rino Marino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Vincenzo Ferrera. Regia di Paolo Graziosi e Elisabetta Arosio
SINOSSI. Quello di Plauto è, forse, l’archetipo che sta all’origine delle tante versioni che hanno intrigato i più grandi autori di teatro di tutti i tempi, a cominciare da Molière, passando per Kleist e Dryden, per finire con Giraudoux, il quale ne scrisse la trentottesima versione, tanto per capire quanti autori si siano confrontati con questo meraviglioso soggetto dei doppi. Arduo, quindi, per un uomo di teatro affrontarne oggi la messa in scena, senza cadere nel già visto. “Noi, partendo dalla bella traduzione tra prosa e versi di Rino Marino – spiegano i registi – abbiamo preferito trattare il testo di Plauto come fosse un canovaccio della commedia dell’arte, con quell’immediatezza comica e sgangherata che fa del teatro d’attore un teatro per attori che vogliono, prima di tutto, divertirsi e divertire. Abbiamo inoltre collocato la vicenda, per restituirgli l’arcaicità, l’esotismo e la magia di Plauto,in un altrove vagamente etnico-fantastico sia visivamente che acusticamente”.
“Una variazione sul mito dell’Anfitrione che, pur restituendo, talvolta alla lettera, buona parte della struttura drammaturgica plautina e del testo originale -sfrondato di arcaismi e ridondanze e quasi integralmente reinventato, nel finale- amplificandone le consonanze che la accostano, per certi aspetti, a situazioni contemporanee che non esitano a sconfinare nelle dinamiche della commedia all’italiana – spiega Marino – riporta a una dimensione di cruda modernità, in cui tradimenti, gelosie, sotterfugi, compromessi, meschinità, vizi e passioni umane e divine delineano, in un gioco di doppi, equivoci e situazioni paradossali, un intreccio comico di straordinaria efficacia che culmina nell’ immancabile lieto fine dell’epilogo”.
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Teatri di pietra Sicilia, in un lungo tour fino al 28 agosto coinvolge 9 province, 19 location di cui 4 di nuova affiliazione alla rete culturale, rassegna organizzata dall’associazione Teatri di Pietra Sicilia – a cui partecipano venti Amministrazioni comunali e provinciali – e da Capua Antica Festival – la rete dei teatri antichi e siti monumentali e archeologici diretta da Aurelio Gatti, che lega idealmente tutta Italia da oltre 10 anni, proponendo una dorsale di cultura che privilegia lo straordinario patrimonio storico e artistico ancora oggi considerato “minore” e offre una concreta opportunità di sviluppo e crescita dei territori coinvolti.
75 spettacoli in programma tutti ispirati al tema classico e del Mediterraneo tra teatro, danza, musica e nuovi linguaggi, per oltre 20 produzioni di cui tre coproduzioni nate appositamente per i Teatri di Pietra: “Truculentus”, “Cassandra”, e “Operazione Lisistrata”.
Anche quest’anno, il prezzo dei biglietti d’ingresso è rimasto popolare e contenuto, tra 13 e 10 euro.
Sul sito teatridipietrasicilia.blogspot.com sono inoltre indicate le località in cui verrà applicata una riduzione a 8 euro per i residenti – iniziativa promossa già lo scorso anno per favorire la più ampia partecipazione delle cittadinanze.
La vendita è presso i siti a partire dalle 19 nei giorni di spettacolo o in prevendita presso le biglietterie abituali e helloticket.
Per informazioni sui programmi e calendari sul sito www.teatridipietra.org e il blog http://teatridipietrasicilia.blogspot.com. Numero verde: 800 024060.