Approvato lo schema di regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei centri d’istruzione per gli adulti si aspetta la circolare per definire gli organici. Questa è la nota assai dolente perché se da una parte il segmento dell’educazione degli adulti, risulta essere determinante e fondamentale per l’Europa, in Italia il provvedimento in questione prende l’avvio dalla Legge finanziaria del 2007 e si ispira a logiche di risparmio della Legge 133/2008. Si sa, per comune e triste esperienza, che soprattutto in tempo di crisi è il settore pubblico a farsi carico della risoluzione dei problemi del sistema produttivo nazionale, acutizzati quasi sempre e dall’incompetenza dei governanti di turno e dalla loro scarsa lungimiranza. La società civile non può allora assistere inerme a questo sciacallaggio che sottrae ricchezza alla collettività, soprattutto quando si parla di quella che è la ricchezza più importante: l’istruzione. Sarà pure il segno dei tempi in cui viviamo ma, avendo tutti noi già appreso dal ministro Fornero che il lavoro non è più un diritto, aspettiamo fiduciosi di apprendere, tra non molto tempo, che anche l’istruzione non è più un diritto costituzionalmente garantito. Contro queste “moderne” e “confortanti” prospettive sociali, bisogna pur prendere coscienza che la Scuola pubblica non può e non deve essere oggetto né di depauperanti accordi con le parti sociali (è il caso dell’art. 66 del disegno di legge n. 3249 riguardante l’Apprendimento permanente, in pratica un regalo del Governo ai sindacati concertativi per vincere la loro resistenza contro norme dubbie) né di riforme al ribasso come la riforma Gelmini o quella dei C.P.I.A. (Centri per l’Istruzione degli Adulti).
Infatti, si assiste al paradosso tipicamente italiano: da un lato è riconosciuto, da più parti, il ruolo fondamentale dei Centri Territoriali Permanenti nel rapporto con i cittadini italiani, con i cittadini migranti, con i ragazzi con grossi problemi di dispersione alle spalle. I docenti sono coinvolti in attività e investiti di compiti istituzionali che non solo hanno significativamente aumentato il carico di lavoro, ma hanno anche accresciuto il livello di complessità dei loro interventi; dall’altro il Centro Territoriale si trova, però, in situazione di forte sottodimensionamento dell’organico docente, in particolare per la ridotta presenza di docenti alfabetizzatori. Ai nuovi Centri bisogna dunque assicurare tutte le risorse necessarie perché possano continuare a svolgere questa peculiare attività.
Si rende indispensabile una specifica e dettagliata definizione del parametro – 10 docenti per 160 studenti
– che garantisca una presenza equilibrata di docenti alfabetizzatori e di docenti delle discipline connesse all’acquisizione delle competenze di base relative all’obbligo di istruzione. Una esigenza che oggi diventa ancora più importante visti i numeri di stranieri che si iscrivono e considerando il protocollo di intesa con le Prefetture per l’attuazione degli esami di lingua italiana (L2) finalizzato al conseguimento del permesso CE di lungo periodo, previsti dal Decreto 4 Giugno 2010 e, per l’attuazione della formazione civica e l’informazione sulla vita civile in Italia, prevista da “l’Accordo di Integrazione” di cui al Decreto Legislativo 286/98. Vanno assicurate, inoltre, proprio per poter rispondere all’articolazione diffusa nel territorio, dotazioni organiche di personale ATA adeguate al bisogno. Appaiono del tutto generici, infatti, i parametri indicati dal decreto.
Si chiede pertanto considerata la situazione attuale:
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il mantenimento almeno dell’organico che da anni opera nel settore della valorizzazione del capitale umano lungo tutto l’arco della vita;
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di ottimizzare le risorse professionali nel settore in cui operano da anni;
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di essere congruenti con quanto scritto nei documenti ufficiali, per cui se da una parte si declara l’importanza dell’Educazione degli Adulti dall’altro bisogna concretizzare simili affermazioni;
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di evitare, soprattutto nel campo dell’istruzione, di ragionare con la logica dei tagli lineari;
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di istituire la nuova organizzazione del CPIA su basi solide, non buttando al vento le esperienze maturate fino a questo momento poiché al contrario si rischia al solito di scrivere belle parole che resteranno purtroppo tali.
IL RESPONSABILE IL COORDINATORE
DEL CENTRO TERRITORIALE PERMANENTE DEL CENTRO TERRITORIALE PERMANENTE
F.TO (GRAZIA RITA FISICARO) F.TO (TERESELLA CELESTI)