“Il recente documento relativo alla rimodulazione del Programma POFSER 2007-13, è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità progettuale della Regione Siciliana, in materia di corretto utilizzo dei fondi Ue, che peraltro, si noti ciò, è in buona compagnia, sia con tutte le altre Regioni Conv. (Puglia, Campania e Calabria), che del Governo nazionale.
Sono vent’anni che mentre il resto d’Europa individua sempre più efficaci modalità di utilizzo delle risorse europee, il nostro Paese al contrario è sempre più incapace ed inefficiente, ed è diventato lo zimbello d’Europa proprio per l’inidoneità a mettere in campo strategie idonee allo sviluppo. La conseguenza di ciò, è il ricorso a periodiche rimodulazioni di utilizzo dei fondi, che nel frattempo vengono parzialmente stornati e restituiti a Bruxelles quali sanzioni al loro mancato utilizzo, ovvero sprecati nel finanziamento di “Progetti di sponda” e cioè di azioni incapaci di produrre benefici né allo sviluppo e né tantomeno all’occupazione. La sintesi del nuovo Piano è la riduzione complessiva della dotazione del programma di ben 1 miliardo e 700 milioni di euro in meno, passando così da 6 miliardi e 39 milioni, stanziati inizialmente per la Sicilia, all’attuale dotazione di 4 miliardi e 359 milioni circa. Riduzione tutta determinata dalle “criticità attuative” e cioè dall’incapacità dei responsabili di produrre politiche efficaci di utilizzo delle risorse disponibili. Anche l’adesione al PAC (Piano di Azione e Coesione) appare più una resa delle Regioni, per la dimostrata incapacità di spendere, che una sana visione di utilizzo corretto delle risorse a disposizione. In altre parole – ha continuato il presidente Bono -, la nuova strategia, appare più una corsa contro il tempo per minimizzare e occultare l’ennesima magra figura di responsabili nei confronti della Comunità nazionale e dell’Unione Europea, piuttosto che un’azione realmente capace di produrre gli auspicati riequilibri territoriali, che dovrebbero costituire l’obiettivo fondamentale da perseguire tramite i fondi strutturali concessi dall’Ue. Ma l’aspetto più scandaloso della questione, è che ancora una volta, nessuno paghi per questi fallimenti, né i politici né soprattutto i burocrati, profumatamente pagati da decenni per dirigere uffici caratterizzati, ormai cronicamente dall’elettroencefalogramma totalmente piatto, nei confronti dell’individuazione di qualsivoglia strategia capace di determinare l’inversione di tendenza verso prospettive di sano e duraturo sviluppo delle aree più fragili del Paese.
Altro esempio negativo è stato di avere deciso di utilizzare gran parte dei fondi POIN cultura e turismo per progetti di “Prima fase” , nuova denominazione dei famigerati “Progetti di sponda”, e non per finanziare progetti strategici cui erano destinati dall’Unione Europea, per modernizzare il sistema turistico-culturale del Sud, che invece, dallo spreco di oltre un miliardo di euro di fondi dell’UE, ovviamente non ne ha tratto alcun beneficio. Avevamo ragione quando abbiamo sollevato, lo scorso novembre, dubbi e perplessità sul rischio concreto del fallimento del Programma interregionale europeo che destinava risorse a progetti per la promozione della cultura e del turismo. Era l’ultima occasione che avevamo, visto che la prossima programmazione europea non prevederà finanziamenti per turismo e cultura. Considerato che questi due settori sono tra quelli che più concorrono a costruire il PIL del Paese, è davvero una perdita drammatica per il nostro sistema produttivo, e soprattutto per il nostro Mezzogiorno e la Sicilia.
A causa della mancanza di progettualità, si è scelto di usare le risorse europee più o meno come un bancomat, riservandole a interventi del tutto estranei alle loro finalità e per i quali le risorse andavano reperite altrove, come è certamente il caso dei restauri del patrimonio culturale e museale, invece di mettere in campo interventi in grado di potenziare il nostro sistema turistico-culturale, e consentirgli di fare l’auspicato salto di qualità strutturale e competitivo, e creare quindi decine di migliaia di posti di lavoro stabili e duraturi. Eppure, malgrado i burocrati incapaci che hanno monopolizzato, vanificandola, la gestione di queste risorse strategiche, i progetti ci sono e sarebbero anche immediatamente cantierabili, grazie alla creazione di reti di partnership tra diverse istituzioni, così come chiedeva l’Europa. Basterebbe che ci si decidesse a valutarli, almeno, per verificare se siano o meno validi. Cosa che fino ad oggi non è avvenuta, facendo venire meno la collaborazione e la concertazione tra istituzioni, che invece costituiscono la base fondante dei programmi europei. Per queste ragioni ho presentato nei giorni scorsi un esposto alla Magistratura, per accertare a carico di chi siano le responsabilità del cronico fallimento dell’utilizzo dei fondi europei, e questo sia perché mi sembra sommamente giusto che chi ci ha condannato al sottosviluppo economico finalmente ne risponda alla Giustizia, ma soprattutto perché in futuro non possa più ripetersi il medesimo scempio, che ha privato centinaia di cittadini del diritto al lavoro e al futuro. In tal senso non sono rassicuranti le ultime decisioni del presidente della Regione Crocetta che nel costituire un’improbabile cabina di regia con 3 consulenti esterni, senza chiarire le modalità con cui sono stati individuati w selezionati gli stessi, lascia fortemente perplessi sulle reali capacità di dare finalmente coerenza e incisività alla gestione dei residui fondi per lo sviluppo concessi dall’UE alla Sicilia”.