Cinque miliardi reali di risparmio all’anno contro i sessantacinque milioni di euro ipotetici “immaginati” dal decreto del governo nazionale sul tema della riforma delle province.
Questo il risultato in termini economici della proposta elaborata dall’Unione delle Province Italiane (UPI) e che vale la pena sottolineare all’opinione pubblica non tanto e non solo per l’efficacia reale in termini di risparmio sulla spesa pubblica, quanto piuttosto perché a contraddistinguerla sono il rispetto della Costituzione italiana, il valore della democrazia, il rapporto tra il cittadino e l’area della rappresentanza politica.
L’Unione delle province elimina gli enti strumentali, restituisce le loro competenze alle province, elimina l’istituto della provincia in una vasta area del paese rappresentante un terzo della popolazione e lo sostituisce con le città metropolitane, previste dalla costituzione e mai realizzate, in tutto dieci.
Una riforma che mantiene la possibilità da parte del cittadino di scegliere i propri amministratori, esattamente al contrario di quanto previsto dal decreto nazionale e dalla proposta di legge del governo regionale, raggiungendo l’obiettivo di un risparmio quasi dieci volte superiore.
Il recinto della democrazia non si restringe e la Costituzione italiana non viene offesa, nessuna operazione da laboratorio volta ad alimentare il sistema dei nominati. In qualche modo, l’Upi interviene sullo stesso piano che aveva immaginato l’onorevole Bruno Marziano (vox clamans in deserto?) in occasione della presentazione di una sua proposta di legge in occasione dell’ultimo consiglio provinciale celebrato sull’argomento, in quel caso individuando le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e la restituzione delle funzioni degli enti strumentali a loro e alle restanti sei province
Michele Mangiafico
PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE DI SIRACUSA