Si avvicina la stagione estiva e con essa, stando alle statistiche, aumenta nei territori l’abbandono di animali domestici, in particolare i cani, che si sommano a quelli già vaganti e non ancora inseriti nell’Anagrafe canina e non sottoposti a sterilizzazione e a microchippatura, come ricordano l’Assessore alla Sanità del Comune di Canicattini Bagni, Seby Cascone, e la Dirigente del Settore, dottoressa Paola Cappè, appesantendo così il già problematico fenomeno del “randagismo”, alla cui lotta ha puntato molto in questi anni il Sindaco Paolo Amenta, aumentando, conseguentemente, i costi che i Comuni, già di per se con i bilanci disastrati dai mancati trasferimenti statali e regionali, devono sostenere per arginarlo, come obbligano le normative vigenti.
Sui Comuni, infatti, pesa l’obbligo della cattura, anche attraverso convenzioni esterne, così come del ricovero in rifugi che, in assenza di un canile sanitario pubblico anche a carattere sovracomunale, sono quasi sempre privati, e per lo più gestiti da Associazioni Animaliste, che hanno cura degli animali, provvedendo quindi a tutte le fasi (catture, adozioni, sterilizzazioni, campagne di sensibilizzazioni), oltre alla microchippatura, attraverso il Servizio Veterinario, e la conseguente iscrizione all’Anagrafe canina.
Anagrafe che, a distanza di 15 anni dall’istituzione della legge regionale n. 15 del 3 Luglio 2000, è ancora incompleta (aiuterebbe ad esempio autorizzare il Comune alla consultazione diretta della stessa), come ricorda in una recente direttiva del 12 Maggio scorso inviata ai Comuni, il Direttore del Servizio di Veterinaria dell’Asp di Siracusa, dottor Sebastiano Ficara, a proposito della corretta applicazione degli art. 14 – 15 – 16 della stessa legge, una sorta di “guida attendibile nell’interpretazione di passaggi normativi poco chiari o non sufficientemente dettagliati del vigente ordinamento, sul fenomeno lotta al randagismo”.
Il tutto al fine di uniformare, ad esempio, le attività di sterilizzazione dei cani randagi (e dei gatti), da parte degli Enti, evitando così sprechi di risorse pubbliche, favorendo le adozioni (l’Amministrazione comunale di Canicattini Bagni da tempo ha avviato il progetto “Adotta un cittadino a 4 zampe” erogando un contributo economico una tantum ai cittadini che adottano, come si può controllare sul sito www.comunedicanicattinibagni.it), e dando le priorità, come appunto indica il Servizio di Veterinaria dell’Asp:
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ai cani ricoverati nel canile con priorità a quelli da reimmettere o dare in adozione;
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ai cani randagi sicuramente non riconducibili a privato, di indole docile, catturati, ricoverati per il periodo minimo di controllo dell’animale e da rilasciare nel territorio dove gli stessi sono stati prelevati;
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ai cani di 5-6 mesi di età già registrati in anagrafe da associazioni animaliste accreditate presso gli Uffici di tutela animali del Comune, in quanto cuccioli abbandonati ed oggetto di adozione, o già adottati da privati;
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gatti provenienti da colonia felina censita e gestita da volontari animalisti.
Facendo attenzione, ricorda il dottor Ficara, ad alcuni comportamenti, come quelli di cittadini possessori di cani che per non affrontare loro le spese delle sterilizzazioni, li segnalano come “vaganti” dando, nel contempo, la disponibilità all’adozione, così l’Ente pubblico si fa carico dei costi.
«Al di la questo – commenta l’Assessore alla Sanità del Comune di Canicattini Bagni, Seby Cascone – il fatto reale è che i Comuni hanno l’obbligo di occuparsi del randagismo mettendo in campo tutte quelle misure che ne riducono la presenza nel territorio, o se di “indole docile” reimmessi negli stessi luoghi da dove prelevati, dopo essere stati sterilizzati, microchippati, e iscritti all’anagrafe canina, diventando, nel centro urbano, “cani di quartiere”, che nel caso di Canicattini Bagni vengono costantemente monitorati dalla locale Associazione “Amici della coda” guidata dall’insegnante Marilù Amato. Tutto ciò, se consideriamo anche i ricoveri, e il nostro Comune ha 39 cani attualmente ospitati presso il rifugio convenzionato di Snoopy, ha un costo che pesa sul bilancio dei Comuni. Di questo i cittadini devono essere consapevoli quando criticano le cifre che annualmente vengono impegnate. Non è un caso che per ridurre questi costi, su iniziativa del Sindaco Paolo Amenta, già da anni puntiamo sulle adozioni, e ad oggi sono stati 72 i cani adottati, a cui si aggiungono i 24 presi in carico dall’Enpa grazie all’opera di una nostra concittadina, la dottoressa Enza Oddo, e adottati da famiglie del nord Italia.
E per incentivare le adozioni, che rilanceremo con iniziative pubbliche – ricorda ancora l’Assessore Cascone – eroghiamo anche un contributo di 350 euro se il cane ha un’età tra i 2 mesi e i 4 anni, e di 500 euro se oltre quell’età, sempre meno di quanto ci costa tenere un cane nel rifugio. Inoltre, i cani possono essere adottati anche a distanza, non solo da singole persone ma anche da gruppi e scuole, lasciando il cane di proprietà del Comune nel rifugio che lo ospita e versando 10 euro al mese. Il Comune rilascerà l’attestato di adozione.
Tutte queste iniziative però diventano insufficienti se non c’è collaborazione, perché – conclude Cascone -, se ad oggi il Comune ha microchippato, sterilizzato e inserito nell’Anagrafe a proprio nome tra i 500/600 cani, e altri 870 li hanno registrati i privati, succede che nelle campagne, nelle masserie, negli allevamenti zootecnici, al contrario, i cani si lasciano proliferare, e prima o poi questi arriveranno nei centri abitati e il fenomeno ridiventa problematico, con i costi che tutti sappiamo».
Succede anche, come ricorda ancora il Servizio di Veterinaria, che vengano catturati cani già muniti di microchip e iscritti all’Anagrafe, in questo caso, identificato il proprietario lo si invita al ritiro dell’animale presso il rifugio dove è stato collocato, pagando le spese sinora sostenute, ma se non lo si ritira, l’animale resterà a carico del Comune, quindi, se non sterilizzato, verrà sottoposto a sterilizzazione da parte del Servizio Veterinario dell’Asp, mentre il proprietario, in assenza di valida motivazione, diventa perseguibile penalmente.
Per tutti i restanti cani sprovvisti di microchip e non inseriti nell’Anagrafe, e che non sono riconducibili ad un proprietario, e che secondo la legge hanno la priorità, pensando prima alla cattura e sterilizzazione delle femmine, le incombenze (quindi controlli sanitari, eventuali degenze post-operatorie, ecc.) e i costi sono dei Comuni nel cui territorio vengono trovati, fermo restando che se di “indole docile”, non facenti parte dell’elenco delle razze pericolose, trascorso il periodo di 30 giorni possono essere, su disposizione del Sindaco, rimessi nel territorio.
«E in questo caso spesso accade – sottolinea ancora l’Assessore Cascone – che intere cucciolate, magari partorite altrove, vengano abbandonate in altri posti, anche nel nostro Comune che poi dovrà farsene carico».
Stessa procedura anche per i cani vaganti identificati tramite microchip, che per un qualsiasi motivo non sono stati inseriti nell’Anagrafe, a farlo dovrà essere, a proprio nome, quindi come se ne fosse il proprietario, il Comune nel cui territorio viene trovato.