Nei giorni scorsi, nei pressi del Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di Pozzallo, sono stati ritrovate nei cassonetti dell’immondizia decine di portate alimentari ancora sigillate ed etichettate provenienti dalla struttura.
Sul fatto stanno indagando i Carabinieri della Compagnia di Modica ed è stata avviata un’inchiesta amministrativa interna per verificare la corrispondenza tra il numero di pasti forniti quotidianamente e il numero degli ospiti del centro, nonché per verificare il rispetto delle tradizioni religiose dei migranti attraverso un’appropriata scelta degli alimenti.
L’accoglienza implica sia ospitalità che assistenza, significa prendersi cura del prossimo in difficoltà che bussa alla nostra porta, offrendogli un ambiente protetto, cercando di alleviare per quanto possibile le sue sofferenze e non arrecargliene ulteriori.
Il sistema d’accoglienza messo in piedi in Italia per soccorrere ed assistere i migranti che solcano il Canale di Sicilia rischiando la vita per fuggire da guerre, persecuzioni o dalla povertà più assoluta, sta rivelando sempre di più una gestione centrale alquanto approssimativa, che lascia ampi margini ai gestori dei vari centri e alle ditte appaltatrici di offrire dei servizi inadeguati, a volte anche in palese violazione delle convenzioni stipulate con le Prefetture, delle norme sanitarie o addirittura dei diritti umani.
Da tempo seguiamo le condizioni delle strutture sparse in Italia, soprattutto in Sicilia, così come l’attività economica di tutto il sistema, e abbiamo constatato ancora una volta come i valori umani e i principi etici siano stati sopraffatti dal solito modo italiano di fare affari: col massimo profitto e meno scocciature possibili.
In passato avevamo già avanzato perplessità e richieste di miglioraramento per certi servizi che non avrebbero comportato un aggravio di costi, tra cui quella di adeguare la tabella alimentare alle esigenze dei migranti derivanti non solo dalle differenti culture e fedi religiose, ma anche da caratteristiche strettamente fisiologiche, come ad esempio la difficoltà per le popolazioni subsahariane di digerire gli amidi del frumento.
Eravamo così riusciti a far sostituire la pasta col riso. Ma ad oggi evidentemente siamo punto e a capo.
Visto il costo di tutto l’apparato, finanziato dall’Unione Europea anche con le nostre tasse, ci si aspetterebbe che il lavoro svolto nei centri d’accoglienza sia studiato e preparato con criterio ed eseguito scrupolosamente, poiché stiamo aiutando degli esseri umani in difficoltà, in un periodo poi in cui gli stessi italiani non se la passano tanto bene.
Il 15 Luglio ho quindi depositato un’interrogazione per chiedere al Ministro dell’Interno se non ritenesse opportuno verificare che le pietanze e gli orari in cui vengono distribuite non siano in contrasto con i principi e le abitudini alimentari, religiose e culturali dei migranti, ed estendere le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica al servizio mensa dei centri di accoglienza ed identificazione, gestendo le eccedenze alimentari attraverso iniziative di solidarietà per la destinazione del cibo ad enti assistenziali.
Speriamo in tal modo di mostrarci davvero sensibili verso chi stiamo aiutando ed evitare nel contempo che numerose pietanze finiscano vergognosamente nella spazzatura.
Roma, 17 Luglio 2014
Marialucia Lorefice
Portavoce alla Camera dei Deputati
Movimento 5 Stelle