La Spinazza, che per alcuni decenni è stato il simbolo di Marzamemi, sta inesorabilmente arretrando, a causa del progressivo processo di erosione della linea di costa, in conseguenza della scomparsa di migliaia di metri cubi di sabbia a cui bisogna aggiungere, il contemporaneo crollo di interi costoni rocciosi (Bove Marino).
In questi ultimi anni, abbiamo dovuto ascoltare pazientemente, le strampalate teorie di profani e arruffoni, abbiamo dovuto osservare, impotenti, le ruspe che hanno spianato le nostre spiaggie, asportando inutilmente, la Posidonia Oceanica, con il risultato di distruggere un ecosistema marino, che aveva resistito per centinaia di anni, alla dabbenaggine degli uomini.
Il mantenimento in loco delle blanquettes è la migliore soluzione dal punto di vista ecologico , per la conservazione della specie vegetale, ma soprattutto, è la soluzione auspicabile dove l’erosione costiera è molto accentuata, come nel nostro caso.
Occorre semmai, attuare una campagna di sensibilizzazione ed informazione dei bagnanti, con l’implementazione di pannelli didattici, in spiaggia.
Pulendo la spiaggia con mezzi meccanici si elimina anche la presenza di elementi naturali utili alla sopravvivenza della spiaggia, per cui è necessario ricorrere ai metodi alternativi, sperimentati con successo, in altre parti d’Italia e del mondo.
Negli ultimi anni, queste operazioni, che sono state condotte con totale approssimazione e notevole spreco di risorse pubbliche, hanno sortito solamente, l’insolente gioco a scarica barile degli Amministratori Pubblici e lo scontento dei bagnanti, che puntualmente occupano le cronache, all’inizio di ogni stagione estiva.
Purtroppo, questo tipo di “pulizia”, ha anche vanificato l’iniziativa dei Volontari del Circolo Legambiente Pachino, che prima dell’inizio della stagione estiva passata, avevano provveduto a togliere tutti i rifiuti inorganici come plastica, vetro, metalli, ecc., lasciando sul posto soli i residui vegetali, che permettono proprio la rigenerazione del litorale e dell’ambiente.
Da notare, che pochi sembrano ricordare che, a Marzamemi, la Posidonia oceanica che si spiaggia durante l’inverno, un tempo veniva portata via, dal ponente e maestrale, che proprio a maggio e giugno, sono i venti dominanti, in questo estremo lembo di Sicilia. Così, come molti fanno finta di non sapere, che in questi ultimi decenni, la Posidonia Oceanica ha rivestito i fondali marini prospicienti i nostri arenili, per cui dovremmo ragionevolmente pensare, che la Natura abbia vinto, almeno per una volta, sull’ uomo, tra l’altro, offrendoci la possibilità di rifiutare proposte di opere di ingegneria civile, che appaino quantomeno, fuori luogo, in periodi di crisi economica.
In ogni caso, sembrano prevalere le ragioni pretestuose di chi si ostina, a considerare la Posidonia oceanica, un ostacolo per la balneazione, declinando l’importanza di una cultura rispettosa dell’ambiente e della Natura.
Come possiamo misurare, le esilaranti rassicurazioni “che l’anno prossimo, faremo sparire le alghe dalla spiaggia di Contrada Spinazza”?
Tutti sanno che le alghe non possono “sparire”, perché basta una leggera brezza marina a riportarle immancabilmente sulla battigia. E’ la Natura!
Viceversa, la borgata è sempre più minacciata dal rischio di danni idrogeologici, che ogni anno diventano sempre più evidenti, con il sopraggiungere delle prime intense e prolungate precipitazioni atmosferiche e diventa particolarmente preoccupante, in occasione di forti mareggiate. Appare chiara la scarsa attenzione per il territorio e soprattutto, per l’incolumità pubblica, da parte dell’Amministrazione pubblica e scoraggiante l’intervento, in occasione di lavori effettuati per manutenzione e ripristino ambientale, che risultano “visibili a tutti e facilmente immaginabili” se si pensa, che per raggiungere la nuova arteria stradale a monte di Marzamemi, occorre prima attraversare la rotatoria della Spinazza, spesso completamente allagata, piuttosto che dirigersi per Pachino, passando per viale Fortuna, dove l’acqua, in alcuni punti raggiunge i 20 –30 cm.
Occorrono interventi di ingegneria idraulica che permettano il rapido deflusso delle acque meteoriche, perché è inaccettabile l’impaludamento delle vie di accesso e di uscita, che a volte, per diversi giorni, procura notevoli disagi agli sparuti abitanti della borgata.
A proposito della Saja del pantano di Marzamemi, (che rientra nel novero delle aree SIC) che in alcuni tratti, è ostruita a causa dell’accumulo di ogni genere di rifiuti solidi urbani e opere di sbancamento abusive, che in caso di violenti nubifragi, potrebbe provocare lo straripamento dello specchio d’acqua, dobbiamo prendere atto dell’indifferenza di assessori, funzionari e tecnici comunali, segno che non si preoccupano di quanto avviene in altre parti d’Italia e del mondo.
Chiaramente non interessa a nessuno, verificare lo stato di progressiva precarietà della diga, che in alcuni punti, mostra segni inequivocabili di rarefazione della malta cementizia di sostegno, che potrebbe determinare consistenti danni strutturali, con le conseguenze, queste sì, “immaginabili”.
Chissà per quanti anni ancora, dovremo aspettare affinchè l’area demaniale prospiciente viale Generale Corrado Deodato, che per gran parte dell’anno, si trasforma in una palude di fango, sia sdemanializzata e resa praticabile, peraltro in una forma più compatibile con l’interesse pubblico, anziché offrire un indecoroso biglietto da visita per i villeggianti e visitatori occasionali.
Purtroppo l’estate è finita e i riflettori puntati su Marzamemi, spenti, come ogni anno. La Regione siciliana ha stanziato circa 2 milioni di euro per opere di protezione civile. Prima di realizzare gli attendamenti in contrada Pianetti, occorre prevenire i rischi di calamità naturali e dissesti idrogeologici, in un territorio estremamente fragile, a causa dello scriteriato sfruttamento del suolo, che ha prodotto profondi mutamenti dell’ habitat naturale e del paesaggio agricolo.
Salvatore Maino – Presidente del Circolo Legambiente Pachino