Appresa la triste notizia della dipartita di “ Padre Contarina”, come era a tutti noto, mi sono precipitato a rendergli l’estremo saluto presso la camera ardente ove riposava, circondato da tanti fedeli in preghiera.
Ogni persona desidera raccontare un episodio della sua vita, che ha cambiato la propria vita!
Da uomo pubblico desidero raccontare tre episodi che segnano la linea di demarcazione della sua sensibilità ed autorevolezza.
Ho avuto la fortuna di stringere un vero grande rapporto di amicizia con il “Parroco” di tutti sin dal 1987. Ero stato eletto Sindaco, (11 gennaio) e si approssimava l’organizzazione della festa di San Giuseppe.
Sentendo alcune sue omelie, Egli espresse chiaramente la sua avversione per lo spreco eccessivo di denaro per i fuochi d’artificio.
Io ero dello stesso parere.
Lo andai a trovare, in via riservata, in canonica e, trovandoci d’accordo su tutto, stabilimmo che quell’anno si sarebbero spesi pochi soldi per i fuochi privilegiando scelte in favore dei poveri.
Conoscendo la sua autorevolezza io pensai che la scelta fosse condivisa dal “Popolo”.
Mi sbagliavo, si sbagliava! Dovemmo fronteggiare una ribellione strisciante con vere e proprie anticipazioni di ammutinamenti, qualora l’ordinanza del sindaco, nel frattempo emessa, fosse stata eseguita!
Ci rivedemmo a pochi giorni dall’inizio della festa e con una considerazione amara condividemmo una grave sconfitta intellettuale!
Guardandoci negli occhi, prendemmo atto e tutto continuò come prima…
Non ci provammo più, avevamo capito, chissà quando altri capiranno!!!
Il secondo episodio riguarda la campagna di Ritillini: il suo cruccio, il suo successo, la sua grande eredità per i nostri figli.
Non riusciva, da diversi anni, a stipulare l’atto di compravendita per delle traversie giuridiche che riguardavano la proprietà.
Venne presso il mio studio, dopo avere parlato con il mio defunto suocero (Corrado Fioretti) il quale conosceva la proprietaria. Seppe che io conoscevo l’avvocato che si occupava della faccenda e su questo mi chiese aiuto.
Con una azione combinata (mio suocero, mio fratello, io ed il mio amico avvocato modicano) riuscimmo a sbrogliare la matassa! Quando dopo sei mesi di lavoro, lo convocammo presso il notaio per la stipula dell’atto pubblico, alla fino lo accompagnai in canonica e durante il tragitto, mi disse con un sorriso beffardo, “adesso posso anche morire!”.
Con altrettanta ironia gli risposi che era troppo presto perché i giovani, cui egli ha dedicato tutta la vita, avevano bisogno ancora di lui e della sua missione evangelica.
Il terzo episodio riguarda la mia missione in Africa.
Era il 2007 e padre Gigi Paternò mi coinvolse nel progetto missionario da me raccontato nel “Diario di Bordo” Holelè Wasungu.
Padre Contarina c’era stato parecchi anni prima e mentre facevamo i preparativi lo andai a trovare, come spesso accadeva, per chiedergli consigli.
Egli era a conoscenza di ciò che noi stavamo raccogliendo e portando.
Mi raccomandò di portare le scarpe per bimbi e adulti.
In Congo non avevano le scarpe!
Girando i negozi di Rosolini, con uno slancio non comune, i commercianti del settore, mi consentirono di riempire un intero borsone. Mi ricordo la gioia dei ragazzi si Masereka quando assieme alle scarpe consegnai loro tante magliette e calzoncini per potere giocare a calcio.
Ecco tre episodi che dimostrano che il grande amore, predicato per tanti anni da Padre Contarina, non erano parole vane, ma testimonianza di vita: di uomo, di prete, di Pastore di Dio.
Mi piace ricordarlo così un uomo semplice e, nel contempo, un grande intellettuale che ha segnato la vita di tante generazioni.
Il regalo più bello che ho ricevuto è stata la prefazione al libro ”Holelè Wasungu” segno di un grande affetto tra persone che partendo da esperienze e mondi diversi, si sono ritrovati in grande sintonia per aiutare quelli meno fortunati di noi.
Giovanni Giuca