“Le prossime elezioni Politiche del 4 marzo hanno scatenato un attacco mediatico strumentale nei miei confronti. In settimana adirò alle vie legali contro quanti hanno riferito bugie, azionando la macchina del fango con il solo obbiettivo di screditarmi sotto il profilo politico”. Sono le parole del deputato regionale all’Ars, Pippo Gennuso, indignato per quanto pubblicato stamane dal quotidiano catanese “la Sicilia”, sulla vicenda del ritorno alle urne nel 2014 ( 6 sezioni, tre a Pachino e altrettante a Rosolini) per le Regionali bis, dopo una sentenza del Cga.
Sulla presunta corruzione dei giudici per emettere un verdetto favorevole, c’è un’indagine della Procura di Palermo che non si è ancora conclusa, con un Pm per ben due volte ha chiesto l’archiviazione, non sussistendo reati di natura penale. Il Gip ha chiesto una proroga di indagine, “ma abbiamo le carte in regola per dimostrare che tutto si è svolto nel rispetto della legge e con la massima trasparenza”, afferma l’onorevole Gennuso. “Gli avvocati che hanno seguito il mio ricorso – sono stati – due professionisti di Palermo, Girolamo Rubino ed Alessandro Imbruglia e non altri come si vuole fare credere all’opinione pubblica solo per addensare sospetti in una vicenda che non ha nulla di illegale. Nelle quattro udienze del Cga, cominciate il 10 ottobre del 2013, si sono alternati tre presidenti e 15 magistrati, pertanto era impossibile pilotare la sentenza. Dagli atti dell’inchiesta della Procura di Palermo, emerge che, un ex deputato regionale riferisce che sarebbe stata pagata una somma di 200 mila euro per pilotare il verdetto del Collegio giudicante, ma all’autorità inquirente riferisce di non ricordare chi gli avrebbe dato questa notizia. Come è facilmente intuibile si tratta di falsità colossali da parte di avversari politici che adesso dovranno rispondere davanti all’Autorità giudiziaria della loro condotta diffamatoria. Prima fra tutti l’on. Maria Marzana del M5s, andata sopra le righe su un social network. Sarà lei la prima ad essere querela