Io, docente meritevole assegnatario del bonus premiale da parte del dirigente scolastico, devolvo alla scuola, con erogazione liberale, la somma di € 500 lordo dipendente.
Questa vuole essere un’azione di protesta costruttiva finalizzata ad alimentare il dibattito in corso su alcuni degli aspetti osteggiati della riforma 107/2015.
In premessa si fa presente che lo scrivente ha regolarmente compilato e non si esimerà in futuro dal compilare la scheda di autovalutazione, come strumento di rilevazione dati e valutazione del docente (per rendere esplicito e condiviso l’operato svolto durante l’anno scolastico in modo da poter essere socializzato a beneficio di tutta la comunità scolastica).
Fatta questa premessa ritengo di affermare che l’operato di un docente (in tutte le forme descritte nella scheda di autovalutazione) è unicamente dettato dalla deontologia professionale ed è totalmente slegato da eventuali ipotetici input derivanti dall’assegnazione dei fondi per “la valorizzazione del merito del personale docente” previsti dalla legge in vigore.
Questo a maggior ragione in rapporto all’esiguità dei fondi assegnati. Pur volendo entrare nella logica aziendalista della premialità al lavoratore, gli esigui importi corrisposti risultano non incentivare ma mortificare la figura professionale docente già depauperata dal blocco del contratto e degli scatti di anzianità.
In alcune scuole, le meno trasparenti, non sono stati comunicati i nomi dei docenti meritevoli, le somme corrisposte e nemmeno rese pubbliche le varie documentazioni da cui si possa evincere il perché del merito.
In questi ambienti quale beneficio scaturisce da questa assegnazione di fondi se non solo l’aver premiato, in totale segretezza, i docenti che hanno svolto maggior carico di lavoroin nero non soddisfatto del fondo di istituto, decurtato negli ultimi anni di circa il 60% ?
Si obiettera’dicendo che i fondi pubblici destinati alle scuole sono esigui. Inesatto considerato che sono stati erogati, solo nel 2016, milioni di euro a favore delle scuole private, in palese contrasto con l’art. 33 della Costituzione (” Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, SENZA ONERI per lo Stato”). Ovviamente poi, nelle scuole, per l’acquisto del materiale di facile consumo si ricorre al contributo volontario versato dalle famiglie, forzatamente plasmato con la voce “ampliamento dell’offerta formativa”.
Tornando al nodo principe di questa lettera, concludo dicendo che la discrezionalità finale, per l’assegnazione del bonus per il merito, affidata ai dirigenti scolastici NON garantisce equità e trasparenza nell’utilizzo di fondi pubblici e che configurandosi come salario accessorio andrebbe riportato in contrattazione proprio come avviene per il Fis.
Lino Quartarone – docente primaria