PALERMO- “Abbiamo messo la parola fine alla vicenda dei precari siciliani. Un evento risolutorio che passerà alla storia di questo governo siciliano che è stato capace a dare il sorriso, quindi un futuro certo, a 22.500 persone ed altrettante famiglie”. Lo afferma all’indomani dell’approvazione del disegno di legge che stabilizza il cosidetto esercito di precari, il deputato regionale all’Ars dell’Mpa, Giuseppe Gennuso. “ Si tratta – aggiunge il parlamentare della provincia di Siracusa – di un atto che rende giustizia a chi aveva un posto di lavoro negli Enti locali, ma con tante incertezze. Con la paura di trovarsi da un momento all’altro senza un’occupaziome, tra l’altro in un momento economico assai difficile per la Sicilia ed il resto del Paese”. Giuseppe Gennusso aggiunge che con questo provvedimento legislativo, “migliaia di persone non potranno più essere ricattate e potranno avere uno stipendio certo fino alla pensione”. “Se la stabilizzazione dei precari è passata all’unanimità, il merito va dato anche all’Assemblea regionale che ha lavorato con grande attenzione ed impegno – aggiunge Gennuso – trovando nell’unanimità il miglior modo per accelerare l’iter per il via libera alla legge”. Secondo il deputato dell’Mpa, si tratta di una riprova che non ci possono essere né giochi di palazzo, né di partiti di fronte ad argomenti così delicati.
Gennuso inoltre ircorda che oltre all’avvio di un percorso di stabilizzazione per 23mila precari c’é anche la proroga per 6.500 Asu.
“ Mi auguro – aggiunge Gennuso che dal vocabolario dei siciliani sparisca una volta per tutti, la parola precari, perché la Regione siciliana non può permettersi in futuro sforzi economici di queste dimensioni. Il processo di stabilizzazione sarà finanziato per dieci anni con il contributo del Fondo unico regionale per il precariato che ammonta a 314 milioni . Per la Regione, che contribuirà per il 90% alle spese degli enti locali per il personale, la spesa sarà di 284 milioni. La proroga è stata pensata per non far sforare i Comuni dal patto di stabilità. I Comuni non dovranno superare per il personale il 40% delle spese correnti – aggiunge Gennuso – Le proroghe non influiranno su questo tetto. Se la legge venisse impugnata da parte del Commissario dello Stato, la Regione si rivolgerà alla Corte Costituzionale per far valere le proprie ragioni”.
Palermo, 16 dicembre 2010