«Dove viene meno l’interesse, vien meno anche la memoria» annotava Goethe. Se rovesciamo la frase essa non perde, ma acquista di significato. Infatti solo la memoria, meglio se collettiva, di ciò che ci ha preceduto alimenta la passione per la giustizia e l’affermazione dei diritti, prima di tutto quello alla vita in tutti i suoi aspetti.
Così vorremmo che si celebrasse la tradizionale Giornata della Memoria del 27 gennaio, per non dimenticare mai cosa fu l’Olocausto.
Non come uno stanco rituale, ma come un modo per vivere il presente come storia. Non possiamo scordare nulla, proprio nel momento in cui varie sigle e formazioni naziste, fasciste e razziste, come l’esordiente ‘Alba dorata’, cercano di prendere nuovamente piede nel nostro paese; mentre nel Medio Oriente e in Africa la repressione più feroce e le guerre distruggono vite e territori; quando la stessa crisi economica rispolvera i peggiori populismi di destra, con il loro carico di fanatismo e di odio che scarica la propria impotenza nella caccia e la distruzione del diverso.
Solo la conservazione e la diffusione della memoria può formare nuove coscienze, può evitare che l’inconsapevolezza di ciò che successe in questa Europa, crogiolo a un tempo di civiltà e dei più grandi orrori dell’umanità, possa diffondersi come un’impenetrabile coltre grigia che impedisce di leggere le contraddizioni dell’attuale società.
Come diceva un grande filosofo del novecento, Gunther Anders «L’inadeguatezza del nostro sentire non è un semplice difetto fra i tanti, ma è ciò che rende possibile la ripetizione di tutte le cose più terribili che la storia ci ha fatto conoscere».
PER ARCI-SICILIA
Lino Quartarone – Consigliere Regionale