Rosolini – Il Giudice monocratico del Tribunale di Siracusa, Sezione di Avola, dottoressa Carmen Scapellato ha assolto con formula piena Carmelo Basile , il gioielliere rosolinese che il 25 gennaio del 2006 uccise il cognato Salvatore Cottonaro 53 anni, titolare di una pizzeria. A darne notizia l’avvocato difensore del Basile , Giovanni Giuca, nel corso di una conferenza stampa assieme lo stesso Basile. “ Data la delicatezza dell’argomento –ha spiegato Giuca – ho preferito dare la notizia in loco. Con la sentenza emessa dal Giudice monocratico si pone fine ad un calvario durato circa cinque anni e resa giustizia nei confronti di un cittadino che tutto poteva immaginare che trovarsi in una simile situazione. Ripeto giustizia è stata fatta a dimostrazione di una magistratura che non è sicuramente quelle che al giorno oggi ci viene giornalmente descritta in particolare modo dal Presidente del Consiglio Berlusconi. Ci sono magistrati che svolgono la loro funzione con grande professionalità e verso i quali cittadini possono guardare con estrema fiducia”. Nel corso della conferenza fatto anche un excursus della vicenda iniziata intorno le ore 9 del 25 gennaio del 2006 in via Cesare Battisti. Una ricostruzione minuziosa nel corso di questi anni effettuata sia dai perirti che dai RIS e che in fin dei conti hanno dimostrato come il Basile avesse detto la verità sin dal primo momento e non come venne raccontato falsamente da una ragazza che costrinse il gioielliere a restare in carcere per qualche settimana e agli arresti domiciliari successivamente. “La svolta del processo.- ha affermato ancora Giuca- si è avuta con la consulenza tecnica che ha confermato come il Basile scappava perchè voleva raggiungere la Caserma dei Carabinieri ma inseguito e sorpassato dalla Renault 4 rossa del cognato fu costretto dallo stesso a fermarsi e, con atteggiamento minaccioso, gli avrebbe fatto cenno di uscire dalla vettura. Sin da subito il Basile spiegò ai Carabinieri e ai magistrati come sarebbe sceso dall’auto e, terrorizzato abbia aperto il cassetto del cruscotto e a preso la sua pistola calibro 9 (essendo un gioielliere aveva il porto d’armi), avrebbe esploso i primi due colpi solo per spaventare Cottonaro, ma quando lo avrebbe visto allungare la mano verso lo sportello della sua auto, temendo che avesse pure lui una pistola, ha fatto fuoco a ripetizione e stavolta colpendolo al torace. Una ricostruzione in tal senso fu fatta anche dai RIS. Ripeto, con la sentenza di assoluzione – ha concluso Giuca – si pone fine ad un calvario e resa giustizia ad un normale cittadino che si trovato, suo malgrado, a vivere una simile tragedia ”.
Giuseppe Lorefice