“Volete voi che sia abrogato l’art. 2 della Legge 31 ottobre 1965, n. 1261, determinazione dell’indennità spettante ai membri del Parlamento, pubblicata sulla G.U. del 20 novembre 1965, n. 290?”. Il Sindaco Savarino informa i propri concittadini che, presso l’Ufficio Segreteria del Comune di via Roma, è possibile firmare a sostegno di un Referendum abrogativo promosso dall’Unione Popolare per “tagliare gli stipendi d’oro dei parlamentari”. Il Referendum, ispirato da una campagna trasversale, condivisa da una larga maggioranza dell’opinione pubblica contro i privilegi dei parlamentari e mira a ridurne l’indennità. L’art.62 della Costituzione prevede, infatti, che i parlamentari ricevano un’indennità fissata dalla legge. La legge che fissa tale indennità è la 1261/65 che all’art.1 prevede una somma che non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate” e all’art.2 aggiunge un’ulteriore “diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma”. Con il referendum si abroga l’ art.2 e con esso la diaria che ammonta a circa 48.000 euro all’anno per ciascun parlamentare, quasi un raddoppio dell’indennità di cui all’art.1. Una misura che pur non rappresentando sicuramente una soluzione al problema del debito pubblico italiano ha comunque un forte significato etico e politico, perché chi chiede costantemente sacrifici, deve evidentemente dimostrare di essere disposto anche a farne qualcuno.
IL RESPONSABILE
GIUSEPPE LOREFICE