Il governo Renzi lancia a gran voce il già annunciato piano di edilizia scolastica, progetto ampio e complesso attraverso cui il Presidente rilancia un notevole investimento sull’apparato sanitario, igienico e strutturale delle scuole di tutto lo stivale, congelando poco più di un miliardo di euro da utilizzare per questa ambiziosa sfida (1.094.000.000 euro). La si chiama sfida proprio per sottolineare la difficoltà dell’operazione: stando ai dati dell’ultima edizione dell’Ecosistema Scuola, ricerca indetta da Legambiente periodicamente, oltre il 60% delle scuole sarebbero state costruite prima del 1974, il 37,6% necessiterebbe di interventi di manutenzione urgente e il 38,4% si troverebbe in aree a rischio. Sempre secondo Legambiente, solo l ’8,8% degli edifici invece sono stati costruiti seguendo criteri antisismici. In più, nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% gli edifici ha compiuto tale verifica. Di fronte a questo quadro tanto desolante, il consiglio dei Ministri e il Presidente Renzi si ripropongono di ribaltare la situazione partendo dalle basi, articolando una larga proposta in tre grandi ordini di necessità:
-ScuoleBelle: questa categoria riguarderebbe le scuole le cui carenze strutturali sono ridotte, se non minime. Coinvolgerà circa 17.000 scuole, sulle quali si interverrà in merito di manutenzione, decoro e ripristino funzionale;
-ScuoleSicure: le scuole interessate mostrano problemi edilizi di ordine medio e grave. 2400 degli edifici scolastici saranno messe a sicurezza, ne verranno rimossi materiali dannosi o nocivi alla salute (amianto), verranno dotate di barriere architettoniche;
-ScuoleNuove: il governo si impegna a costruire da zero 404 nuove scuole.
Sebbene il piano sull’edilizia segni sicuramente la fine di una fase politica di totale disinteresse nei confronti delle problematiche scolastiche, i miglioramenti e le modifiche attivate rilevano soltanto un timido approccio alla risoluzione del problema, coinvolgendo comunque quasi la metà delle scuole italiane.
Nel Sud Italia, dove la situazione appare sicuramente più critica e sconfortante, gli investimenti annunciati sembrano riduttivi e insufficienti: in Sicilia, dove il 57,5% degli edifici necessita di manutenzione straordinaria, vengono stanziati appena 91 Milioni, cifra senza dubbio incapace di coprire l’enorme falla dell’edilizia scolastica nell’Isola.
“Chiediamo a gran voce investimenti seri e completi, che non si riducano a semplici palliativi” – dichiara Andrea Manerchia, coordinatore della Rete degli Studenti Medi Sicilia – “Gli studenti siciliani non possono più sentire sulla propria pelle la responsabilità di una scuola che non è chiaramente a misura di Ragazzo. Non è accettabile o tollerabile, nel 2014, che uno studente rischi di compromettere la propria salute sui banchi di scuola.”
“ Sebbene la proposta del Presidente Renzi segni un timido cambiamento di rotta” continua, “ non è sicuramente questo l’intervento che aspettiamo per risanare una gravosissima situazione come la nostra, in una Messina dove gli studenti sono costretti a studiare nei capannoni, così come in una Palermo i cui uffici deputati ricevono giornalmente decine e decine di segnalazioni a proposito di rischi edilizi e crolli strutturali, da parte di plessi, scuole e succursali sparse per il capoluogo. Prima ancora di parlare di scuola, è necessario parlare di sicurezza.”
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