Fingevano di voler incontrare partner occasionali ed una volta a bordo dell’auto della vittima appena adescata,la attiravano in luoghi appartati dove, insieme ad altri complici, la massacravano per derubarla di ogni oggetto.
Dopo i 3 arresti del mese di agosto, Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria hanno continuato senza sosta le indagini riuscendo ad identificare altri due giovani, uno minorenne e l’altro maggiorenne.
Insulti e violenze atroci durante la consumazione del reato: “gente come te mi fa salire il sangue alla testa”, “pezzo di finocchio”, “frocio”.
Le vittime hanno subito lesioni guaribili dai 7 ai 30 giorni.
Rivenuta la refurtiva delle vittime a casa di uno degli arrestati e restituita alle vittime.
La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria–nel mese di agosto aveva tratto in arresto 3 soggetti residenti tra Acate e Vittoria, indagati per i reati di rapina.
Ieri pomeriggio sono stati tratti in arresto altri due membri della banda, Di Dio Salvatore di anni 20 e P.S. di anni 18 all’epoca dei fatti minorenne.
Le catture sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ragusa per il maggiorenne e del Tribunale per i Minorenni per il minore, su richiesta, rispettivamente, della Procura della Repubblica iblea e delle Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori.
Tutti gli indagati sono accusati di aver commesso più rapine, estorsioni, lesioni gravi e violenza privata. Reati aggravati dall’aver agito in luogo isolato, in tempo di notte ed approfittando di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la privata difesa e con scopi discriminatori.
I FATTI
A fine giugno la prima di una serie di rapine veniva consumata a Vittoria, precisamente alla “zona” (la zona industriale viene così chiamata da tutti, da qui il nome dell’operazione). La rapina descritta dalla prima vittima che ha denunciato destava subito particolare allarme. La vittima si era recata alla zona industriale per poter incontrare un partner occasionale pertanto parcheggiava l’auto in attesa di conoscere qualcuno. Durante l’attesa si avvicinava uno degli autori fingendo di voler fare amicizia e dopo poco convinceva la vittima a spostarsi da quel luogo per cercare un posto isolato per rimanere a fare due chiacchiere. La vittima si convinceva ed insieme si allontanavano raggiungendo una zona distante poche centinaia di metri ma molto buia. Non appena la vittima parcheggiava l’auto il finto partner lo colpiva ripetutamente trascinandolo fuori dall’auto e minacciando di ammazzarlo di botte se non avesse consegnato tutti gli oggetti di valore ed il denaro. L’autore del reato veniva prontamente raggiunto da due complici ed insieme lo picchiavano procurandogli lesioni gravi. Non paghi di quanto rapinato alla vittima lo costringevano a recarsi ad un vicino bancomat per prelevare altro denaro sotto la minaccia di continuare a picchiarlo. I malviventi durante la brutale rapina continuavano ad insultare la vittima con gravi frasi omofobe: “pezzo di finocchio”, “gente come te mi fa salire il sangue alla testa”, “frocio”. Il reato di rapina veniva consumato a Vittoria, mentre i prelievi coatti di denaro al bancomat, ovvero l’estorsione, veniva consumata ad Acate, luogo di residenza di alcuni soggetti catturati.
Dopo appena tre giorni da questa cruenta rapina, gli indagati ne consumavano un’altra con lo stesso modus operandi e sempre ai danni di soggetti che si erano recati alla zona industriale per incontrare dei partner occasionali. In questo caso la brutalità della condotta criminosa raggiungeva livelli ancora più gravi. Preso il guinzaglio del cane della vittima trovato in macchina, composto dal manico in cuoio e catena, colpivano la vittima ripetutamente ripetendo sempre gli stessi insulti omofobi. In questo caso la vittima riportava lesioni guaribili in 30 giorni.
Così, allo stesso modo, venivano consumate altre rapine e violenze ai danni delle vittime, tutte rimaste ferite oltre che derubate di ogni oggetto di valore, dal denaro al telefono cellulare, dal tablet all’orologio.
LA PRIMA FASE DELLE INDAGINI
Dopo le prime due rapine, gli investigatori della Squadra Mobile e del Commissariato di Vittoria, mettendo in correlazione le due condotte praticamente identiche, scoprivano che erano stati consumati altri tre fatti reato denunciati ad altra forza di Polizia ma identici nel modus operandi.
Immediate indagini permettevano di individuare un gruppo di giovani residenti tra Acate e Vittoria. Da lì a poco gli uomini della Polizia di Stato convocavano tutte le vittime presso gli uffici della Squadra Mobile per poter acquisire altri elementi utili alle indagini.
Grazie alla piena collaborazione delle vittime dei gravissimi fatti reato era possibile ricostruire quanto accaduto in modo dettagliato. Il fil rouge che univa tutti i fatti reato era sicuramente l’aver preso di mira i frequentatori del parcheggio della zona industriale, luogo di incontri conosciuto ai residenti. Il modus operandi identico ha indirizzato gli investigatori nel presupporre si trattasse di un gruppo coeso che conoscesse la zona, pertanto sono stati studiati i soggetti che orbitavano nella stessa zona, individuando un bar poco distante luogo di ritrovo degli indagati.
Lo studio di alcuni impianti di videosorveglianza installati nell’area delle rapine e la piena conoscenza del territorio da parte degli uomini del Commissariato di Vittoria e dei controlli costanti delle Volanti operanti nell’ipparino di tutti i soggetti, ha permesso di indirizzare le indagini in modo immediato nella giusta direzione.
Gli arrestati sono stati videoripresi mentre fingevano di voler essere avvicinati dalle vittime per consumare un rapporto sessuale. Si aggiravano nella zona a piedi per poi salire in auto con la persona offesa da adescare. Il sistema di videosorveglianza ha ripreso mentre alcuni di loro arrivavano con uno scooter in zona e dopo aver fatto un giro di perlustrazione uno scendeva e si metteva sul marciapiede in attesa che qualcuno gli chiedesse un incontro, gli altri restavano nascosti per poi seguire la macchina nella zona isolata.
LA SECONDA FASE DELLE INDAGINI
I primi arresti risultavano essere indispensabili stante la pericolosità del gruppo criminale e quindi fermare il gruppo era la priorità, ma gli investigatori erano consci che alcuni membri non erano stati ancora individuati e che le indagini dovevano proseguire in tal senso.
Gli stessi odierni catturai erano consapevoli che da lì a poco gli investigatori li avrebbero arrestati. La loro preoccupazione emergeva chiaramente dalle intercettazioni telefoniche, addirittura uno degli odierni arrestati stava valutando di fuggire all’estero.
Pedinamenti, incroci delle testimonianze e intercettazioni telefoniche hanno permesso alla Polizia di Stato di ricostruire tutti gli episodi delittuosi ed individuare altri due complici.
Questa volta a coordinare le indagini sono state ben due le Procure, quella ordinaria presso il Tribunale di Ragusa e quella per i Minorenni, considerato che uno dei due arrestati di oggi era minore all’epoca dei fatti.
Le complesse attività investigative hanno permesso, in tempi brevissimi, di sottoporre le immagini degli autori dei gravi fatti reato alle persone offese.
Tutte le vittime, opportunamente assistite dagli esperti investigatori, hanno riconosciuto gli autori dei reati subiti senza ombra di dubbio, avendo questi agito a volto scoperto.
La collaborazione piena delle vittime ha permesso, in pochi giorni di lavoro continuativo degli investigatori, di raccogliere fonti di prova per le due Procure della Repubblica.
Considerata la gravità dei fatti e la preoccupazione di un reiterarsi di fatti reato così gravi, i SostitutiProcuratorititolari delle indagini richiedevano immediatamente la misura cautelare a carico dei primi soggetti sui quali erano già stati raccolti inconfutabili elementi a loro carico e successivamente richiedevano la misura cautelare a carico deli odierni arrestati prima di una loro eventuale fuga.
Il Giudice per le Indagini Preliminaricompetente, non appena ricevuta la richiesta, ha disposto la misura cautelare più grave, ovvero la custodia cautelare presso il carcere minorile per l’infra diciottenne e degli arresti domiciliari per il maggiorenne, considerato che quest’ultimo ha tenuto una condotta meno grave rispetto ai correi.
LE CATTURE
Lo scorso pomeriggio, 15 uomini della Polizia di Stato si sono presentati presso le abitazioni dei soggetti da catturare e simultaneamente tutti e due i rapinatori sono stati catturati e condotti presso gli uffici della Squadra Mobile di Ragusa. La Polizia Scientifica ha sottoposto i catturati ai rilievi fotodattiloscopici e subito dopo gli uomini del Commissariato di Vittoria e della Squadra Mobile, con l’ausilio della Squadra Volanti, hanno condotto gli arrestati presso il carcere minorile di Catania e presso il domicilio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Durante le prime perquisizioni effettuate a carico degli arrestati nel mese di agosto erano stati rinvenuti telefoni e tablet di proprietà delle vittime che sono già stati a loro restituiti.
“La Polizia di Stato ha concluso le indagini su una serie di gravissimi fatti reato commessi in territorio di Vittoria grazie alla piena collaborazione delle vittime ed all’impegno senza sosta degli investigatori del Commissariato e della Squadra Mobile di Ragusa”.
IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE
Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato
Dott. Antonino Ciavola