Intitolare il costituendo Parco degli Iblei a Giorgio La Pira e dotarlo di un metodo gestionale strategico ispirato ai suoi principi e metodi di governo, creando un “Polo mediterraneo lapiriano”. È l’interessante proposta lanciata da Corrado Monaca, presidente del Centro Studi ambientali Sud/Est Sicilia, intervenendo ieri, sabato 25 novembre, alla tavola rotonda sul tema “Giorgio La Pira, la Costituzione e i valori della politica”, organizzata nello Spazio Cultura “Meno Assenza” nell’ambito delle iniziative indette dal Comune in occasione del 40° anniversario della scomparsa del figlio illustre di Pozzallo, padre costituente, parlamentare, uomo di governo e sindaco di Firenze.
Nel corso dell’incontro – che ha visto gli interventi di Natalino Amodeo, già deputato nazionale, Giorgio Chessari, presidente del Centro studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa; Luciano Nicastro, sociologo politico; Adriana Vindigni dell’Associazione Politica di Torino – Monaca ha parlato di “La Pira sindaco innovativo: la reinvenzione del modo di governare oltre la Planologia”. Nella sua articolata relazione, il presidente del Centro Studi ambientali Sud/Est Sicilia ha posto l’accento su tre elementi chiave: l’ambientalismo del sì, la “reinvenzione” del modo di governare e la creazione di un “Polo mediterraneo lapiriano”.
L’ambientalismo lapiriano si basa sul superamento del bipolarismo etico tra fede e laicità, sull’impegno cristiano nelle politiche ambientali e sulla responsabilità dell’uomo verso la natura. «Non si può dire no alle centrali nucleari, all’alta velocità, al ponte di Messina – ha detto Monaca – se l’alternativa è essere dipendenti energeticamente da Stati limitrofi che hanno il nucleare o rimanere imprigionati nel traffico che inquina e peggiora la qualità della vita, perché per spostarsi ci vuole molto più tempo, il doppio dei consumi e dell’energia». «Le conquiste scientifiche e tecnologiche – ha aggiunto Monaca, citando il libro “Giorgio La Pira ambientalista dei sì” di Grazia Dormiente (Libreria Editrice Vaticana, 2010) – consentono, oggi più di ieri, di difendere l’aria, l’acqua e la terra».
Il relatore ha illustrato poi il modus operandi di La Pira che faceva della pianificazione una disciplina unitaria e uno strumento di miglioramento della democrazia e della partecipazione. La Planologia – questo il nome dato alla disciplina in questione – era intesa a creare un ponte fra i progressi scientifici e teorici dell’economia, della sociologia, dell’urbanistica e di altre scienze sociali e la politica operativa e amministrativa. Monaca ha anche ricordato come il principio delle “sussidiarietà orizzontali” caro a La Pira, è stato applicato con successo proprio in terra iblea nella realizzazione di alcuni Programmi di Iniziativa Comunitaria (PIC) e Sovvenzione globale della Commissione Europea.
Da qui l’innovativa proposta di Monaca, il quale ha auspicato «che il costituendo Parco degli Iblei possa dotarsi di un “metodo gestionale strategico” sul modello lapiriano e pertanto essere identificato a livello internazionale con il nome del figlio illustre della terra iblea Giorgio La Pira, che non appartiene al passato, ma che è stato presente in questi ultimi 40 anni. E che soprattutto continuerà a essere il futuro, un autorevole faro per orientare la navigazione delle nuove generazioni dei popoli rivieraschi dal centro del Mediterraneo». Una proposta, questa, che si collega anche ai temi del dialogo e dell’accoglienza su cui ha insistito il ministro dell’Interno Marco Minniti in visita ieri mattina a Pozzallo per onorare la memoria di La Pira. Il relatore ha anche affermato di aver avviato l’iter per far sì che la casa natale di Giorgio La Pira (via Giulia n. 6) e quella dove la trascorse la giovinezza (via Ludovico Ariosto n. 38, angolo via Roma) siano dichiarate di rilevante interesse culturale etno-antropologico, divenendo il cuore del “Polo mediterraneo lapiriano”.