Se a parlare di legalità e di acqua è Gennuso, imputato per frode,
truffa ed adulterazione di sostanze alimentari
Gentile direttore,
in virtù dell’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell’agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”;
visti gli articoli pubblicati dalla testata da Lei diretta il 22 settembre 2018: “Acqua a Marzamemi, Gennuso fa accesso ispettivo all’Asp sulle analisi” e “Acqua a Marzamemi, stop al pozzo e indagini a 360 gradi sulle determine”
Le chiedo il diritto di replica a precisazione di quanto scritto.
Non entro nemmeno nel merito degli sproloqui di Gennuso sull’acqua, poiché tutto l’iter è ovviamente legittimo e trasparante. Pare chiaro, invece, il tentativo del deputato più assenteista della storia dell’Ars (accusato di istigazione a delinquere e una lunga serie di reati) di voler sollevare ad arte un inutile polverone per provare vanamente a nascondere i suoi affari poco chiari legati all’acqua. E queste affermazioni non sono mie mere illazioni, ma quanto emerge dal processo secondo rito direttissimo in cui Gennuso è imputato per frode, truffa ed adulterazione di sostanze alimentari (acqua, nello specifico) nell’ambito dell’erogazione idrica in contrada Granelli, appannaggio per un decennio dell’omonimo consorzio, guidato proprio da Gennuso, effettuata senza alcuna autorizzazione e speculando per anni sugli ignari utenti.