L’ANIMA DEI LUOGHI NELLA MOSTRA
DI CARLO LA LICATA
Noto, 11 luglio 2014- “I luoghi hanno un’anima e il nostro compito è di scoprirla”: con questa missione ideale sarà inaugurata venerdì 18 luglio la mostra di Calo La Licata, artista netino che dopo anni di “eremitaggio” torna a esporre le proprie opere nella sua città d’origine.
Le 25 opere selezionate da collezioni private intessono un percorso che fa della scoperta dei luoghi la ricerca della loro aurea sacralità, scandita da una visione evocatrice che oscilla tra la quotidianità siciliana e la rievocazione dei suoi genii loci. Su tutti i temi si staglia la Madre Terra, che si presenta nelle molteplici vesti di donne monumentali, divinità della terra e figure operose che la popolano.
Sulle opere si stende un velo luminoso e perlaceo, tratto distintivo del pittore netino che ama definirsi un “chiarista” proprio per la connotazione lattiginosa delle sue opere, connotate da una consistenza “pastosa” che si fa strada per indicare la mente e la memoria del luogo narrato.
Come scrive Michele Romano nella nota critica a corredo della mostra “le sue narrazioni cromatiche maturano verso il senso di una metafisica visione del reale, il suo memento mori o quella fugacità della vita è presente e si concretizza in quell’arte senza tempo, è questo il lirismo poetico di La Licata, la dettagliata trasparenza dei suoi oggetti posti con estrema cura non sono la pura espressione di un folclore siciliano, ma sicuramente una maniacale indagine nordica e mediterranea, quel senso corale di una esistenza dove la narrazione iconografica si traduce in poesia per immagini, la pura e casuale disposizione nello spazio sono il mero ricordo di una infanzia e di una realtà vissuta dall’artista. (…) In questo Carlo La Licata è maestro di segni e cromie lontane, una terrena visione di un presente vissuto, dove l’oggetto pittorico si trasmuta in chiave d’indagine introspettiva, quel luogo dei luoghi, dove il segno più visibile di una comunità o etnia si traduce in visione senza tempo”.
Le 25 opere scelte, olio su tela ad eccezione di qualche china, saranno disposte nei diversi ambienti della Sala Gagliardi, all’interno di Palazzo Trigona, secondo un criterio tematico che valorizzerà le nature morte, i paesaggi e i ritratti. La scelta di un allestimento leggero e minimalista, curato dallo Studio Barnum, intende esaltare la visione evocatrice delle opere dell’artista.
L’inaugurazione si svolgerà venerdì 18 luglio alle ore 19.00. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 30 agosto. Ogni venerdì di agosto, durante la sera, l’artista sarà presente, accogliendo ospiti e appassionati d’arte in un informale happening per discutere di arte nelle sue molteplici sfaccettature.
Nota biografica
Carlo La Licata nasce a Noto nel luglio del 1944. Cresce nella Noto popolare degli anni difficili e fecondi del dopoguerra “quando la gente vociante riempiva le strade, pronta a ricominciare a vivere“. (Carlo La Licata)
Diplomatosi all’Istituto d’Arte di Siracusa, si dedica all’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte negli Istituti Superiori. Gli anni ‘70 sono determinanti per la sua formazione artistica. Un viaggio a Roma gli dà l’occasione di conoscere un pittore, amante di antiquariato ed esperto restauratore di mobili d’arte: da lui apprende l’importanza della conservazione delle testimonianze artistiche, anche minime, del passato.
A Noto fa parte dell’Associazione Arte e Accademia che organizzerà nel 1977 un Simposio sull’Architettura di Noto, primo incontro internazionale di studi sulla stato della città barocca. In questa occasione inizia il sodalizio con lo scrittore Corrado Sofia.
Sempre negli anni ‘70 si tiene la sua prima personale a Bologna. ”Andai -racconta Carlo –con trentatré quadri e ne vendetti trentacinque”.
In quegli anni molti sono gli happening e le mostre estemporanee nei luoghi più scenografici della città, anche in collettiva con emergenti artisti locali come Enza Minniti, Raffaele Gallo, Gianni Compagni. Saranno questi gli unici eventi a vivificare le sonnolenti serate estive netine.
La sua attività continua successivamente con l’allestimento di mostre di arte sacra, recuperando paramenti, candelabri, turiboli sepolti e abbandonati nelle sagrestie.
Dagli esordi a oggi la sua pittura si è evoluta: da un primo periodo detto da lui stesso “chiarista” perché caratterizzato dall’uso di colori chiari, quasi lattiginosi, all’attuale in cui emerge con più forza il suo vissuto, caratterizzando le opere con un colore più pastoso, più determinato.
Attualmente vive, in modo quasi eremitico, in una modesta casa a strapiombo sulla parete rocciosa di una cava. Si dedica alla pittura, alla poesia, alla lettura, al confronto di idee con pochi amici, non mancando mai di esprimere il suo pensiero critico sui problemi della città.
Ama definirsi pittore contadino e come un contadino che vende uova e formaggi o pane di casa a qualche passante che va per le campagne, allo stesso modo lui vende i suoi quadri a chi, anche casualmente, si trovi a passare dalla sua casa e lo veda intento a dipingere donne classiche o popolane, nature morte, scaffali di libri, vasi di fiori.
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