La prima Messa di Mons. Rumeo, nuovo pastore della Chiesa di Noto, è avvenuta domenica mattina alle 08.30: si è recato a celebrare, nel giorno di San Giuseppe e della festa dei papà, nel carcere di Noto.
Un gesto forte di affetto e vicinanza, nel segno della tenerezza di Dio che si ricorda di tutti, ma in particolare dei sofferenti. Ai detenuti, tra le altre cose, ha detto:
«La Chiesa vive dove i cristiani vivono. La prima lettura ci consegna due punti di vista molto diversi: da un lato, l’uomo che guarda le apparenze e rimane in superficie, dall’altro Dio che guarda in profondità, dentro il cuore. Ecco: è a Lui che dobbiamo offrire le nostre ansie, le preoccupazioni e le preghiere, perché il valore della preghiera è straordinario, soprattutto della preghiera che parte dal profondo del cuore.
Dio, come Padre, sa quello che alberga nel cuore di ogni uomo. Dio conosce le Storie di tutti e sa quello che fa male al cuore dei suoi figli. Lui è un padre misericordioso e tornare a Lui riconoscendo le proprie fatiche e fragilità è una tappa importante.
Da poche ore sono vescovo: il Signore mi chiede di incontrare persone nuove. Verrò spesso a trovarvi, il Signore ci chiama a prenderci per mano a cercare le cose che ci uniscono, a scrutare insieme l’orizzonte. Dio dimentica i nostri errori, come dice il Vangelo di oggi: chiede di essere luce, di essere il capolavoro della nostra vita che parte dai sentimenti. Sulla scena del mondo la nostra vita passa inesorabile: contiamo i nostri giorni ed è necessario chiedere la luce per cercare i semi di bontà, soprattutto in un mondo che vede solo il male. Dio non fa preferenze di persone.
A conclusione di questa celebrazione, vi chiedo di affidare la nostra vita a Gesù e a fine giornata di avere un pensiero per me: dedicatemi un’ Ave Maria perché io sia un fratello per tutti».
Alla fine un detenuto ha salutato il nostro vescovo con queste parole: «Anche chi sbaglia è figlio di Dio. Noi non ci dimenticheremo di lei e siamo sicuri che lei non si dimenticherà di noi».
Perché dove c’è sofferenza, c’è grandezza d’animo.
Caritas Diocesana