Sono sempre i bambini a donarci le sorprese più belle. Preparando nel cantiere educativo Crisci ranni la festa di San Martino hanno fatto laboratori di disegno sui momenti autunnali della vita – dall’imbrunire del giorno, e a volte anche della vita, alle tempeste della natura e del cuore – e sui momenti primaverili, cogliendo come il dono fa passare dal buio alla luce, dal freddo al calore, dall’autunno alla primavera. Cosa permette il passaggio si è meglio compreso con la storia di San Martino. Quando è stato chiesto loro cosa è accaduto hanno risposto: «Abbiamo capito che il dono genera gioia». «Gioia in chi dà, gioia in chi riceve» – hanno aggiunto, e forse era quasi ovvio dopo questa bella leggenda che ha attraversato i secoli e ancora oggi commuove. Ma a un certo punto, un bambino ha detto con grande convinzione: «Contento il povero, contento san Martino, ma contento soprattutto Dio». E la festa è iniziata proprio in Dio, con l’eucaristia presieduta da don Franco Cataldi che, all’omelia, ha sottolineato come San Martino diventa l’esempio di un amore vero, un amore che non si limita alle parole ma passa ai fatti e dà ai fatti il timbro della condivisione. Ma il dono che noi pensiamo fare agli altri, in realtà è fatto a Dio che nei poveri ci visita: la leggenda racconta, peraltro, che la notte dopo aver diviso il mantello con il povero, Martino sogna il povero con le sembianze di Cristo. E quanto al sole, ha ancora detto don Franco, rimanda da una parte alla luce necessaria per discernere il bene, dall’altra al calore che consegue il bene. Ecco, allora, l’invito: riscaldare la città e il mondo! E il calore si è respirato per tutta la serata: nella gioia e afflato della celebrazione, nella rappresentazione fatta dai bambini del racconto di San Martino usando il teatro delle ombre, nella cena fraterna con cibi tipici dell’autunno (i lolli ‘ne favi) e della festa stessa (frittelle e vino), nell’allegro momento di canti e balli che ha coinvolto piccoli, grandi e anziani. È stata una festa semplice e nutriente, che non aliena, ma che ravviva la vita, rafforza la fraternità, ricorda l’attenzione ai piccoli, fa sperimentare la gioia vera, aiuta a ripensare la città nella bellezza della relazione e dell’incontro partendo dalle periferie. Ora, si prepara il prossimo momento che sarà, venerdì 25 novembre, la preghiera per la città: un’occasione in cui portare a Dio le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di tutti, e in particolare dei piccoli e dei sofferenti.