Domenica 18 dicembre alle 18 alla Casa don Puglisi di Modica si apre il presepe della città. Presepe della città, perché fatto con due mila bambini e, tramite loro, con le loro famiglie, oltre che con i loro insegnanti. Presepe della città perché costruire insieme un presepe diventa già un educarsi al fare insieme qualcosa, per poi imparare man mano che si cresce – come dicevano i ragazzi di Barbiana – che uscire “da soli da un problema è egoismo, uscirne insieme è politica”. Offrendo alla città la cifra della Casa: una Casa grande la Casa don Puglisi che i bambini hanno imparato a conoscere e in cui, oltre a partecipare ai laboratori di preparazione del presepe, sono venuti a portare tante casette che saranno collocate attorno ad una mangiatoia speciale e al gesto di una bambina che, donando tutto, viene rivestita di stelle. A un certo punto un bambino ha detto: “La Casa don Puglisi è una Casa in cui famiglie incontrano altre famiglie”. A dire come tutta la città, attraverso questo segno, può diventare un tessuto di famiglie che si sostengono nella reciprocità.
La preparazione è avvenuta attraverso laboratori che ogni giorno sono iniziati con tre gesti significativi: i bambini si sono tolte le scarpe, si sono seduti a semicerchio e, con un silenzio carico di stupore, hanno ascoltato la fiaba “Pioggia di stelle”, mentre il maestro d’arte la disegnava dal vivo. Poi sono passati in una stanza arredata come una cucina e, le stelline, le hanno impastate e cucinate in un piccolo forno. Manualità, odori e gioia hanno così continuato a generare stupore. A questo punto si chiedeva loro cosa stavano comprendendo, e la risposta convergente è stata che “il donare dà gioia”. Hanno allora ricevuto una corona, a dire che il vero re è colui che sa donare e sono stati introdotti nel salone preparato come una sala regale per consumare la colazione solidale, con i prodotti della focacceria e del laboratorio don Puglisi e … le loro stelline. Con l’ulteriore significato del dono condiviso, del ritrovarsi insieme a tavola, comprendendo come la tavola diventa bella se ospitale verso tutti, con particolare attenzione oggi ai migranti.
Così i bambini diventano coloro che indicano alla città come diventare presepe, luogo in cui si può rivela la gloria di Dio nella fraternità e nella pace ritrovate tra gli uomini, comunità accogliente in cui – attraverso il dono – ogni persona che ha bisogno trova un cuore che si apre. Non è un messaggio generico, perché ci sono precise indicazioni. Perché la città diventi comunità fraterna occorre che si colga l’invito a mettersi in movimento, a non restare chiusi in se stessi. Perché la città diventi terra in cui germogliano fraternità e dono occorre lasciarsi guidare dal cielo stellato, dalla costellazione di virtù che ci fa ritrovare attenti gli uni gli altri e costruire così una città “a misura di sguardo”: una città inclusiva nelle relazioni e attenta alla giustizia.
Saranno messaggi che circoleranno tra le persone che visiteranno il presepe. Sarà particolare, infatti, il Natale della Casa don Puglisi: ci si troverà ad accogliere la città (si prevede che ogni bambino porterà i propri familiari, e quindi saranno migliaia le persone che verranno) per indicare, come a Betlemme, che la stella indica “un bambino avvolto in fasce”, indica la cura con cui si sta attenti ai piccoli. Ci si aspetta che si rinnovi l’interrogarsi dei pastori nello stupore per il dono e nel pensare ognuno a un dono. Che si proporrà quest’anno nella forma di famiglie che si mettono accanto ad altre famiglie. Continuano a vivere il messaggio del Giubileo, che resta scritto nell’ingresso della Casa che è stata Porta santa: che la misericordia è una “misura pigiata e traboccante”. Il dono vero, infatti, richiede molteplici impegni, ma è capace di donare una gioia così grande che tutta la città potrà brillare di una luce nuova, che riscalda, orienta e raduna.
Maurilio Assenza
Direttore della Casa don Puglisi – 3389351737