Al via il progetto “Ripartenze”, sostenuto dalla Fondazione di Comunità Val di Noto e dalla Fondazione con il Sud
Una grande casa da cui si generano nuove case, un luogo dove si cammina accanto a chi fa più fatica perché possa ripartire nella vita: ha questo significato, a Modica, Casa don Puglisi.
Non a caso, a venticinque anni dalla sua nascita, è Ripartenze il nome del progetto – sostenuto dalla Fondazione di Comunità Val di Noto e dalla Fondazione con il Sud – che prevede il consolidamento di percorsi inclusivi, non solo per le persone attualmente accolte, ma anche per chi negli anni è passato dalla Casa e continua ad essere seguito, oltre che per alcuni nuclei accompagnati dal Centro di ascolto, insieme ai servizi socio-sanitari. Percorsi che, operando sul versante dell’azione sociale, del supporto psicologico, della progettazione della progressiva autonomia e della promozione della crescita, vogliono generare, appunto, ripartenze. Andare oltre il semplice intervento assistenziale rende possibile aiutare la persona a compiere passi concreti di autopromozione e di effettiva crescita umana e sociale. Per questo l’associazione We care – referente del progetto – si coordina con l’associazione don Giuseppe Puglisi, la quale ha una lunga esperienza nella progettazione di percorsi di autonomia per donne e bambini con disagio sociale e psicologico. L’omonima Casa di accoglienza, infatti, insieme alle esperienze collegate di economia sociale gestite dalla Cooperativa don Puglisi (il Laboratorio dolciario, la Focacceria, che aiutano nell’inserimento lavorativo) assicura cammini educativi con al centro l’analogia familiare e il primato della relazione.
Ripartenze prende avvio nel venticinquesimo anno di attività della Casa don Puglisi. A marzo del 1990 si decideva, oltre ogni ostacolo e ogni tipo di resistenza, che nei locali del Castello di Modica la Casa sarebbe nata, per accogliere e ridare dignità a tante vite segnate dal disagio e dalla superficialità di una società poco attenta ai poveri: «Poiché c’è il bisogno, la Casa si farà e sarà affidata alla Provvidenza!», affermava allora il vescovo Mons. Nicolosi.
Negli anni successivi la Casa è cresciuta, elaborando un modello educativo centrato sulla relazione e trasferendosi nel 1997 nei locali di via Carlo Papa, grazie alla disponibilità offerta dal Seminario Vescovile. In quell’occasione la Casa è stata intitolata a don Pino Puglisi per ricordare la misura dell’amore che sa andare fino in fondo, e onorare questo martire della nostra terra – ucciso per aver osato far crescere valori e interessi tra bambini e ragazzi in un ambiente che li aveva già destinati alla prepotenza ed alla violenza – che tanto ha ancora da dirci sul piano educativo.
In questo venticinquesimo anno, che vede peraltro l’avvio del progetto sostenuto dalla Fondazione di Comunità Val di Noto e dalla Fondazione con il Sud, la Casa sarà ripresentata alla città, a partire da dopo Pasqua, mentre in estate saranno rivisitate storia e scelte educative. Fin da ora l’associazione don Puglisi esprime gratitudine a Dio e alla città, che in questi anni l’ha sostenuta: “La Casa resta sempre affidata a tutti. Si ha il bisogno del sostegno economico, sia per la vita ordinaria (le rette dei Comuni infatti coprono solo il vitto e l’alloggio, mentre le spese sono tante), sia per i lavori straordinari di manutenzione della casa che presto dovranno iniziare; si chiede il sostegno della preghiera; si invita al volontariato come servizio e come possibilità di ricevere pienezza di vita. Confidiamo nella solidarietà di molti”.
È anche questo il senso di Casa don Puglisi: una Casa nella città che permette che tante altre piccole case rinascano….Ancora in una città, che resti attenta a tutti e in particolare ai più piccoli.
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