Mi dispiace esprimere la mia più profonda indignazione su come è stato trasformato negli ultimi anni, grazie ad una invasione commerciale (per non parlare della contina speclazione edilizia costiera)‘legittimata’ e irrefrenabile, il settecentesco borgo marinaro di Marzamemi (dall’arabo Marsa-al-hamem”Baia delle Tortore“, in quanto nato come villaggio arabo).
Su questo aspetto mi guardo bene dal dare responsabilità a chi con tanti sacrifici e impegno intellettuale e culturale di alto spessore artistico organizza a Marzamemi da alcuni anni la rassegna cinematografica ‘Cinema di Frontiera”. Rassegna che così come l’antico borgo ha pochi eguali in Sicilia, o meglio nel ‘profondo sud del sud’ d’Europa.
Però non posso, proprio da cittadino di questa calda e spesso arida isola, frequentatore di Marzamemi e della rassegna, non stigmatizzare con forza la scelta dell’amministrazione comunale di Pachino di abbandonare di fatto il borgo marinaro ( luogo di semplice ma intrinseca e intramontabile bellezza) declassandolo ad una sorta di bazar caotico, dove si vende di tutto e dando una più che netta sensazione che non vi siano regole e che chiunque possa occupare vecchie case di marinai o aristocratiche case di villeggiatura (una per tutti il Palazzo del Principe di Valdorata, un vero bijou architettonico) ed ogni altro spazio all’aperto, come il cortile arabo, a proprio ‘libero arbitrio’. E così lo spettacolo di cattivo gusto e di regole senza regole ha inizio ogni estate ricoprendo ogni piazza, ogni strada, ogni vicolo, ogni cortile, ogni belvedere sul mare di Marzamemi di bancarelle, tavoli, sedie, ombrelloni, banconi da bar, insegne e così via (spesso, peraltro, di cattivo gusto) che deturpano, rendendo invisibile le facciate degli edifici e sfregiando l’armonica bellezza dell’insieme. Ovvero il fascino nostalgico dell’antico borgo viene sacrificato agli interessi sovradimensionati di pochi. Perfino la sacrestia e l’oratorio delle due chiese (una del ‘700 ma non accessibile e con copertura in lamiera in quanto attende di essere restaurata) che si affacciano sulla piazza centrale sono state trasformate una in ristorante e l’altra in arancineria (ovviamente per raccogliere fondi). Questo è l’insieme desolante di quello che nel periodo estivo trasforma Marzamemi, grazie alla complicità di chi dovrebbe fare rispettare regole di civiltà e di decoro, cancellando così agli occhi di turisti e avventori estivi, e con il non lontano rischio dell’irrimediabilità, il vero fascino del piccolo borgo di pietre d’‘oro’.
Alfio Lisi
Catania
MARZAMEMI – DA ANTICO BORGO A CAOTICO BAZAR
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