“Inceneritori? Altro che obbligo dello Stato. Se la Regione lo volesse, potrebbe puntare su strade alternative”.
Il Movimento 5 stelle all’Ars punta il dito contro l’esecutivo Crocetta che “ha deliberatamente scelto di percorrere la strada degli inceneritori, addirittura rilanciando sulla proposta dello Stato, prevedendone sei anziché i due messi sul piatto da Roma”.
“Si scopre ora – afferma la deputata alla Camera Claudia Mannino – che quello statale non era nemmeno un imperativo categorico. Il ministro Galletti infatti, rispondendo ad un question time – ha detto chiaramente che le regioni sono liberissime di percorrere strade alternative agli inceneritori, purché abbiano un sistema di gestione dei rifiuti in linea con le normative vigenti. E quello siciliano, in cui il 90% dei rifiuti viene portato in discarica senza neanche il pretrattamento non lo è”.
A fare piena luce sugli intendimenti del governo nazionale è stata la risposta del ministro dell’Ambiente ad un question time del 15 ottobre al Senato nel corso del quale Galletti ha dichiarato di non essere un amante degli inceneritori. “ma odio – ha affermato – fortemente la discarica, quindi o le Regioni mi dimostreranno con atti che possono essere messi in pratica subito che non hanno bisogno della termovalorizzazione, oppure andrò avanti con la facoltà che mi concede l’articolo 135, puntando sui termovalorizzatori”.
E gli atti da mettere in pratica subito per il Movimento 5 stelle ci sono e rispondono al nome di raccolta differenziata.
“Va attuata – dice la Mannino – una politica di incentivazione della raccolta differenziata che nel giro di breve tempo consenta di arrivare ai livelli previsti dalla legge. Sarebbe la soluzione a tutti i problemi, metterebbe al riparo i cittadini da enormi pericoli per la salute e consentirebbe ai comuni anche notevoli guadagni”.
Un’ipotesi questa, confermata dal presidente della commissione Ambiente dell’Ars, il cinquestelle Giampiero Trizzino, che assieme al suo sfaff ha calcolato gli enormi vantaggi che apporterebbe una seria raccolta differenziata.
“Abbiamo preso come esempio – dice Trizzino – la discarica di Bellolampo, alle porte di Palermo, che è la più grande della Sicilia. La mole di rifiuti che produce Palermo è di 346 mila tonnellate l’anno, con una differenziata che non arriva al 10 per cento. In discarica pertanto finiscono circa 310 mila tonnellate di rifiuti. Con una differenziata al 65 per cento in discarica finirebbero appena 120 mila tonnellate di rifiuti, cosa che porterebbe enormi vantaggi. In primis il Comune avrebbe introiti per la vendita dei materiali per circa 7 milioni di euro l’anno, quasi 10 volte le entrate attuali. In secondo luogo la vita della sesta vasca di Bellolampo non sarebbe stata di 5 anni ma di oltre 12 anni. E tutto questo senza alcun inceneritore, senza spendere milioni di euro e anni interi per costruire un impianto altamente inquinante e cancerogeno su tutta Palermo”.
Uno scenario, questo, ovviamente, che vale per Palermo ma anche per tutte le altre discariche dell’isola, con ricadute notevoli che finirebbero perfino nelle tasche dei cittadini.
“Con guadagni del genere- afferma Trizzino – non è assolutamente peregrina l’idea di abbattere notevolmente la tassa sui rifiuti, che attualmente pesa maledettamente sui bilanci delle famiglie”.
La necessita di incentivare la differenziata sarebbe avvalorata anche da notizie riportate in questi giorni dalla stampa, secondo cui questo tipo di raccolta sarebbe addirittura diminuita nell’ultimo anno.
Grazie, Tony Gaudesi