Carissimi,
visitando l’ospedale Gomez di Città del Messico, e in particolare i malati oncologici, papa Francesco ha parlato di affetto-terapia. Sì, la sofferenza vera non sta tanto nel dolore, spesso insopportabile, della malattia, ma piuttosto nella solitudine che tormenta nel profondo e rende veramente infelici. Lo si capisce perché noi – esseri umani- non siamo semplicemente corpo e psiche, ma anche spirito-anima. La riduzione dell’anima a psiche e della coscienza a opinione ha oscurato la “parte” migliore di noi. Le medicine sono importanti e l’analisi psicologia pure, ma necessario (non solo nei momenti o nelle condizioni di difficoltà della salute fisica e mentale) è l’affetto, l’unica vera terapia che corrisponda agli esseri umani per “lottare” contro ogni dolore. Quando ci si sente amati e si può amare, anche la più cruda sofferenza “sfuma”, perché trova nell’affetto un senso, una ragione, una speranza. Così accade anche un miracolo: che la sofferenza non venga sfuggita come la peste, ma addirittura accolta, cercata e invocata, quando dovesse servire all’amore, all’affetto, alla gioia di altri. E’ il ritmo del cuore della pro-esistenza di Gesù: spinge il dono della vita fino alla morte… per l’affetto dell’amore. Purché quest’affetto non venga ridotto (anche solo ricondotto) a sentimento o psicologia (sarebbe effimero e comunque provvisorio), ma sia innestato nell’anima e sia una rivelazione dell’anima (affinché sia duraturo ed eterno)…”sei nell’anima e là ti lascio per sempre” (Gianna Nannini). Buona giornata, +don Tonino