Controllate12 aziende nei territori di Ragusa, Ispica, Vittoria, Acate e Santa Croce Camerina.
126 braccianti agricoli identificati (17 rumeni di cui 12 donne, 41centro-africani di cui 2 donne, 11 albanesi, 15 bengalesi, 10 pakistani, 5 indianie 27 italiani).
Due degli arrestati avevano minacciato di licenziare i lavoratori se avessero riferito alla Squadra Mobile le reali condizioni di impiego: “dovete dire che prendete 50 euro per 8 ore di lavoro, altrimenti vi licenzio”.
La Polizia Stradale ha scoperto, occultati da un telone, 13 lavoratori all’interno del vano di carico di un autoarticolato.
Controllate anche 2 aziende che rispettavano le prescritte normative in modo esemplare, un’impresa di Ispica ed una di Santa Croce Camerina.
La Squadra Mobile di Ragusa, nell’ambito del progetto “Freedom” della Polizia di Stato, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, ha concluso la seconda fase dell’attività di contrasto al caporalato nella provincia iblea.
I RISULTATI NAZIONALI
La Polizia di Stato nell’ambito del progetto denominato “ALTO IMPATTO – FREEDOM” contro il caporalato ha visto impegnate le Squadre Mobili di Agrigento, Forlì – Cesena, Latina, Lecce, Matera, Ragusa, Salerno, Siracusa, Taranto, Verona e Vibo Valentia.
I poliziotti della squadra mobile sono stati coadiuvati dai Reparti Prevenzione Crimine e Gabinetti Regionali di Polizia Scientifica, nonché uffici di altre amministrazioni, come gli Ispettorati Territoriali del Lavoro.
Nel corso dell’operazione è stata accertata l’inosservanza delle norme contributivo-previdenziali e di sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché, in alcuni casi, dell’illecita attività di intermediazione tra la domanda e l’offerta, compiuta dai c.d. “caporali”.
Rispetto alla prima fase del progetto, avvenuta dal 26 al 30 giugno, è stato ampliato il numero delle province (da 6 a 11) e delle regioni monitorate (da 6 a 8). Tra il 17 ed il 22 luglio sono stati svolti servizi di controllo, rilevamento e contrasto, identificando 632 persone (tra datori di lavoro e dipendenti) e controllando 50 aziende.
In provincia di Latina sono stati arrestati 3 italiani, sempre per sfruttamento di manodopera: in questo caso i braccianti venivano costretti a vivere all’interno di container metallici in condizioni igieniche precarie. In provincia di Matera sono stati deferiti 3 individui e comminate sanzioni per 14.000 €. Nelle provincie di Agrigento e Verona sono state infine sospese rispettivamente 2 ed 1 attività e sono state comminate contravvenzioni per 69.000 e 25.000 €.
Complessivamente sono stati rilevati i seguenti dati:
AGRIGENTO: 70 persone e 12 aziende controllate, sanzioni amministrative per 69.000 € e 2 sospensioni di attività;
FORLÌ CESENA: 11 persone e 1 azienda controllata;
LATINA: 53 persone e 4 aziende controllate, 3 arrestati (caporalato);
LECCE: 31 persone e 2 aziende controllate;
MATERA: 45 persone e 6 aziende controllate, 3 deferimenti (caporalato), 1 arrestato (1 lavoratore con un provvedimento restrittivo pendente), sanzioni per 14.000 €.
RAGUSA: 124 persone e 12 aziende controllate, 3 arrestati e 9 deferiti (caporalato);
SIRACUSA: 12 persone e 3 aziende controllate.
SALERNO: 23 persone e 5 aziende controllate;
TARANTO: 238 persone e 3 aziende controllate;
VERONA: 14 persone ed 1 azienda controllata, 1 sospensione di attività, 1 deferimento per impiego di irregolari e sanzioni per 25.000 €; VIBO VALENTIA: 11 persone e 1 azienda controllata.
Considerata anche la prima fase del progetto nazionale, in totale sono state controllate 867 persone e 76 aziende (4 attività sono state sospese); sono state arrestate inoltre 10 persone e ne sono state deferite 24.
I RISULTATI IN PROVINCIA DI RAGUSA
La Squadra Mobile, coadiuvata dal personale della Polizia Stradale, della Polizia Scientifica e dei Commissariati di Modica e Vittoria, ha conseguito i seguenti risultati: arrestati 3 uomini, denunciati 9, controllate 11 aziende nei territori di Ragusa (1 arrestato),Ispica (2 arrestati e 3 denunciati)Santa Croce (tutto regolare), Vittoria (4 denunciati) e Acate (2 denunciati); 126 braccianti agricoli identificati (17 rumeni di cui 12 donne, 41 africani di cui 2 donne, 11 albanesi, 15 bengalesi, 10 pakistani, 5 indiani e 27 italiani).
I controlli effettuatidal 17 al 21 luglio, hanno richiesto il prezioso intervento, oltre che di altre articolazioni ed Uffici della Polizia di Stato, anche del personale del Corpo Forestale dello Stato, dell’INPS, dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, dell’ASP di Ragusa – Servizio Igiene – dello SPRESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro) e dei comandi delle Polizie Locali.
Le attività condotte dalla Polizia di Stato hanno avuto, anche questa volta, un duplice obiettivo, individuare i c.d. caporali durante le fasi di reclutamento e controllare le aziende che impiegano manodopera, al fine di verificare l’esistenza di indici di sfruttamento a danno dei lavoratori.
Indispensabile il frutto del lavoro nato dalla sinergia con i suddetti uffici, al fine di verificare la sussistenza di elementi costituenti reato contenuti nella norma sul c.d. caporalato.
La Polizia Scientifica ha video documentato ogni attività condotta in questi giorni, al fine di cristallizzare, con video e foto, quanto accertato dagli uomini della Squadra Mobile che hanno coordinato tutti gli agenti operanti.
Ad Ispica e Santa Croce Camerina Camerina, controllate due aziende virtuose che operavano nel pieno rispetto delle normative, sia per quanto concerne l’impiego dei braccianti agricoli e quindi quanto contenuto nei contratti collettivi provinciali, sia per tutte le altre norme correlate, come la sicurezza sui luoghi di lavoro, l’uso di fitofarmaci e la tracciabilità dei prodotti biologici. È stato possibile accertare che l’azienda agricola di Ispica rispettava le norme da anni anche per il versamento dei contributi previdenziali ai dipendenti. Presso l’azienda numerosi studenti universitari, anche stranieri, figuravano tra i soggetti presenti negli anni, proprio per lo studio della coltivazione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.
Grazie all’impegno degli operatori della Polizia di Stato, è stato possibile trarre in arresto La Terra Giuseppe nato a Comiso (classe 1968), titolare di un’azienda agricola in c.da Randello a Ragusa e dei fratelli GIAMBLANCO Emanuele, nato a Pozzallo (classe 1969) e GIAMBLANCO Massimo, nato a Ragusa (classe 1977) titolari di un’azienda in c.da Marza ad Ispica.
Per quanto concerne La Terra(soggetto già pregiudicato per aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratto in arresto dalla Squadra Mobile nel 2014),impiegava 13 braccianti agricoli di cui solo 4 avevano un contratto. 5 dei dipendenti di origini albanesi erano totalmente irregolari sul territorio nazionale e per questo il titolare verrà denunciato anche per questo reato e gli stranieri espulsi dall’Italia.
Il controllo è nato da un’attività di routine della Polizia Stradale, difatti la pattuglia del Distaccamento di Vittoria ha controllato un autoarticolato e, nel vano di carico, ha scoperto i 13 operai di cui sopra nascosti da un telone in plastica. L’immediato ausilio prestato della Squadra Mobile ha dato avvio alle indagini presso l’azienda dove si stavano recando i braccianti agricoli.
Dall’escussione dei lavoratori è emerso che la paga per tutti(anche quelli con contratto) era di 25 euro al giorno per 8 ore circa, ovvero 3 euro per un’ora di lavoro, paga totalmente difforme a quanto previsto dai contratti collettivi. Gravissime condizioni di degrado all’interno dell’azienda agricola ed in particolar modo nei magazzini trasformati in abitazioni senza alcuna idoneità alloggiativa, così come certificato dall’ASP di Ragusa.
Le dichiarazioni degli operai sono state fondamentali per gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa; tuttisono stati concordi nel riferire di lavorare presso l’azienda La Terra e che lui gli aveva offerto come alloggio queste casette fabbricate senza alcun minimo rispetto delle normative sull’edilizia; era lui che impartiva gli ordini, organizzava il lavoro all’interno dell’azienda e li pagava.
Tutti hanno affermato che le loro condizioni economiche sia pregresse che attuali erano e permangono miserevoli.
Condizione altrettanto grave in territorio di Ispica, dove in c.da Marza, un’azienda di oltre 250.000 mq, impiegava circa 30 lavoratori che, seppur quasi tutti ingaggiati, venivano sfruttati quotidianamente.
I due fratelli Giamblanco gestivano l’azienda di famiglia insieme ad altri due fratelli ed alla moglie di uno di loro. L’arresto è frutto di una condotta gravissima tenuta dai due fratelli a dispetto degli altri 3 soci che sono stati denunciati in stato di libertà.
Addirittura, uno dei due fratelli, durante il controllo, approfittando della vastità del terreno e quindi della lontananza dai poliziotti, avvicinava gli operai prima che venissero ascoltati dalla Squadra Mobile, minacciando di licenziarli se avessero riferito le reali condizioni di lavoro alla Polizia di Stato: “dovete dire che prendete 50 euro per 8 ore di lavoro, altrimenti vi licenzio”.
Oltre alle minacce, i lavoratori guadagnavano di più rispetto a quelli delle altre aziende controllate ma per molte più ore. I braccianti escussi, hanno riferito di guadagnare 35 euro al giorno per 10-12 ore, ovvero sempre 3 euro circa per ora di lavoro prestata. Anche questi dipendenti vivevano in condizioni degradanti all’interno dell’azienda agricola.
A Vittoria è stata controlla un’azienda la cui titolarità era riconducibile a diversi fratelli e loro figli ed anche in questo caso sono stati riscontrati numerosi indici di sfruttamento dei lavoratori, pertanto, considerato quanto accertato, i titolari sono stati denunciati in stato di libertà, perché, seppur indagati per il reato previsto dalla norma sul c.d. caporalato, non state violate in modo così grave le norme da procedere all’arresto in flagranza, misura pre-cautelare facoltativa.
Effettuati controlli anche ad Acate; sono stati denunciati un imprenditore di Mantova che ha delocalizzato la sua azienda agricola in provincia di Ragusa con diversi impianti per produzione in serra ed una giovane rumena di appena 19 anni che da bracciante agricola del suddetto mantovano, voleva provare a fare il “salto”, purtroppo non in modo lecito, in quanto era la prima a voler sfruttare i propri connazionali ed altri nord africani. La ragazzina aveva capito il sistema essendo stata operaia e con l’aiuto del titolare aveva deciso di fare una prova diventando imprenditrice senza alcuna licenza ma con gli stessi sistemi, ovvero sfruttando i braccianti.
L’Ispettorato del Lavoro, l’INPS e l’ASP procederanno a contestare le diverse infrazioni accertate nell’ambito dei suddetti controlli.
I controlli effettuati in questi giorni, così come quelli di fine giugno hanno interessato tutta la provincia iblea, da Acate a Ispica, passando per Vittoria, Ragusa e Santa Croce Camerina.
Come detto, insieme ad aziende virtuose, sono state tante quelle segnalate all’Autorità Giudiziaria per la violazione della norma di recente novellata dello sfruttamento della manodopera. Alcuni indagati assumevano mediante contratto ma poi sottopagavano i dipendenti, così come nessuno dei lavoratori poteva godere di ferie o di assenza per malattia, in pratica, chi lavorava guadagnava, gli altri non percepivano nulla.
“La Polizia di Stato in provincia di Ragusa continua a vigilare sul rispetto delle norme al fine di tutelare, come già detto, i lavoratori costretti per il loro stato di bisogno ad accettare lo sfruttamento da parte degli imprenditori. Il controllo è fondamentale anche per gli imprenditori onesti che, come da loro riferito, non riescono a battere la concorrenza di chi viola le leggi chiedendo maggiori controlli”.
IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE
Commissario Capo della Polizia di Stato
Dott. Antonino Ciavola