È stata uccisa dalle fiamme mentre dormiva. Paola Riccio, 33 anni, ispicese, ma residente a Biberach, in Germania, è spirata in ospedale, dopo tre giorni di agonia, a causa di un incendio divampato accidentalmente nella cantina del palazzo dove abitava. Lascia orfani i due figli di 12 e 5 anni, che saranno affidati ai cugini della giovane. Il primo è rimasto illeso, la seconda versa in condizioni serie, ma pare se la caverà. La salma della donna è stata trasportata nella terra natia e il funerale è stato celebrato nella basilica della Santissima Annunziata martedì scorso. I riflettori sono stati accesi in ritardo sulla vicenda, ma non è stato un caso. A volte, la discrezione sulla tragedia serve a non amplificare il dolore. E la perdita di Paola è stata particolarmente drammatica, perché già la vita della giovane era un groviglio di difficoltà. Un’esistenza, la sua, piena di cose che non avrebbero dovuto accedere e, non ultima, la morte.
Paola è stata soffocata dalle fiamme nella notte del 9 maggio scorso, mentre dormiva abbracciata ai suoi bambini. L’incendio è divampato nella cantina, propagandosi fino al secondo piano dell’edifico dove viveva. E, poi, l’irreparabile, nonostante i soccorsi e tutte le cure mediche necessarie, ma i fumi nocivi sprigionati dalle fiamme non le hanno lasciato scampo.
Paola viveva in Germania dov’era emigrata con i due figli e lavorava come cameriera in un ristorante. Ma sarebbe ritornata definitivamente ad Ispica il 10 maggio, il giorno dopo dell’incendio. Purtroppo, è rientrata nella città natale dentro ad una bara: l’ultimo atto di una vita dura, fatta di solitudine dal momento nel quale ha perso, da piccola, i genitori sin da piccola; la scomparsa, poi, del suo primo marito che le ha lasciato un figlio; ed ancora, la difficile separazione dall’uomo dal quale ha avuto la seconda figlia; senza contare la lotta contro un brutto male che l’ha afflitta, sconfiggendolo. Tutto era però tornato in ordine. Bisognava solo ricominciare, partendo da Ispica, ma la morte l’attendeva a Samarcanda.
EVA BRUGALETTA