Eva Brugaletta –
Non si possono toccare e torneranno allo Stato quei quattro dei sei milioni di euro ricevuti dal Comune grazie al prestito “salva enti”. Gli enti in dissesto finanziario potevano infatti accedere alla cospicua somma di denaro concessa dal decreto legge numero 35 del 2013 (varato dal governo guidato da Mario Monti) per estinguere quei debiti fuori dal periodo di competenza dell’Organo straordinario di liquidazione, ma accumulati entro il 31 dicembre 2012. Il Comune poteva richiedere liquidità solo per le fatture emesse dal 2013 in poi, dimostrando quindi di non avere i requisiti per accedere al prestito e implicando l’impossibilità di utilizzare quei soldi destinati al pagamento dei fornitori, che costituivano la prima tranche del prestito e che avrebbero dovuto essere liquidati entro trenta giorni dall’accredito.
Sono i rappresentanti ispicesi del Movimento cinque stelle a spiegare il meccanismo che blocca la somma, facendola ritornare probabilmente al mittente, riferendosi ad «una nota poco famosa che il ministero delle Economie e delle Finanze ha inviato alla Cassa depositi e prestiti il 7 maggio 2013, con la quale si chiariva appunto che gli enti in dissesto finanziario potevano accedere al decreto 35 per quei debiti fuori dal periodo di competenza dell’Organo straordinario liquidazione, ma accumulati comunque entro il 31 dicembre 2012». Nella stessa nota, s’invitava «a domandare la conferma o la rideterminazione delle somme agli enti che avevano presentato domanda, prima di erogare il prestito». «Nel caso ispicese – spiegano i pentastellati – si evince che poteva essere richiesta liquidità solo per le fatture emesse dal 2013 in poi, ma il sindaco Piero Rustico ha richiesto e confermato 12 milioni di euro per pagamenti fino al 2012, che rientrano nella massa debitoria di competenza della Commissione straordinaria di liquidazione».
I rappresentanti del M5S, insomma, «informano i cittadini che molto probabilmente i soldi ottenuti in prestito torneranno presto al mittente, perché il Comune non aveva i requisiti per richiederli» e a loro avviso «sono stati ottenuti con l’inganno».
I debiti del Comune verso i fornitori saranno quindi saldati secondo l’iter che prevede la legge sul dissesto, seguendo la rigida modalità dell’austerity e in tempi tutt’altro che brevi.
Dopo l’insediamento, inoltre, i commissari straordinari hanno avanzato chiarimenti alla Corte dei Conti sulla possibilità di spesa degli oltre 4 milioni di euro giacenti in cassa, ricevendo in risposta che l’unica persona legittimata a porre un quesito del genere è il legale rappresentante del Comune, ovvero il sindaco Rustico. «Ma Rustico non lo farà mai – tuonano i grillini – perché sa di essere in errore. È plausibile credere che abbia sempre saputo che il Comune fosse potenzialmente in dissesto ormai da anni e che abbia fatto finta di niente, continuando a spendere follemente. E che abbia inventato di tutto per perdere tempo ed allungare il brodo: dal prestito del decreto “salva enti”, agli inutili ricorsi in tutte le sedi immaginabili ed inimmaginabili contro la delibera di dissesto adottata dal Consiglio comunale, legittima ed inevitabile. Come se gli oltre 25 milioni di euro (di debiti ndc) e la gravissima inefficienza operativa e burocratica in cui sono stati mantenuti gli uffici e i servizi comunali fossero un’invenzione politica, una mossa degli avversari. E queste informazioni, invece, sono state riferite anche dal presidente dell’Organo straordinario di liquidazione (dottor Guglielmo Trovato) in Consiglio comunale».
Il presidente Trovato ha inoltre denunciato che, spesso, «non arrivano i documenti contabili richiesti agli uffici comunali o che non trova personale che sappia di cosa si stia parlando».
Il Movimento cinque stelle ha già sottoposto questi fatti all’attenzione della magistratura, che valuterà se sono ascrivibili ad una o più ipotesi di reato. Ed «invita i cittadini ad aprire gli occhi e a non credere mai più a chi ha fatto della politica l’arte di prendere in giro il popolo