Respinta dal Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia la domanda cautelare presentata contro il Comune di Ispica per l’annullamento, previa sospensione, della deliberazione della Giunta Municipale n. 115 del dì 8 ottobre 2014, con la quale è stata disposta la concessione in locazione, mediante bando pubblico, del nuovo chiosco di Piazza dell’Unità d’Italia.
Ancora una volta le pretese della famiglia Milana, affidate stavolta al ricorso di Listro Francesco e Listro Maria, che assumono di avere propri diritti da poter tutelare in relazione al chiosco demolito, sono state sonoramente mortificate dalla pronuncia del TAR di Catania. Il Tribunale si è di fatto espresso con un’ordinanza che ha respinto il ricorso non ritenendolo meritevole di positiva valutazione in quanto, si legge, “in considerazione della natura del provvedimento impugnato, non sussistono i presupposti per l’adozione della richiesta di misura cautelare qui all’esame, in quanto tale misura non sarebbe comunque atta, ex sé, ad incidere positivamente sugli interessi dei ricorrenti qui azionati”.
«Tutti gli atti posti in essere da me e dall’Amministrazione Comunale – ha dichiarato il sindaco Piero Rustico commentando l’esito del ricorso – sono talmente legittimi e trasparenti che abbiamo deciso di non incaricare nessun avvocato per la difesa del Comune in questo processo amministrativo. Abbiamo voluto che i Giudici di Catania decidessero leggendo solo le carte portate dai ricorrenti. E le carte ancora una volta ci hanno dato ragione. L’ordinanza emessa dal TAR di Catania ha di fatto sottolineato la legittimità di quanto operato dall’Amministrazione Comunale sulla questione chiosco, mettendo a nudo i comportamenti interessati e illegali della famiglia Milana e quelli faziosi e opportunisti di certi politicanti ad essa vicini vicini. Mi auguro – ha concluso il Primo Cittadino – che questa batosta giudiziaria faccia riflettere la famiglia Milana e che il buon senso prevalga sull’arroganza e sulla prevaricazione che la città non tollera più, avendo pienamente capito da che parte stanno torto e ragione in questa triste vicenda paesana.»