«Ritira r e la delibera che decreta la soppressione del L iceo linguistico provinciale «Kennedy » . È l’appello che il Consiglio d’i stituto , in rappresentanza di docenti, alunni e genitori , rivolge a Giovanni Scarso, c ommissario straordinario della Provincia , che ha disposto la chiusura del liceo, al p refetto Annunziato Vardè e al le forze politiche .
Scarso chiude i battenti del linguistico, in quanto «i costi che comporta il liceo sono un lusso che la Provincia non può permettersi». Ma il C onsiglio d’istituto rileva « un falso risparmio e conomico , in quanto il contenimento della spesa, che motiva la sc elta assunta, è irrisorio. I locali dove è ubicata la scuola sono infatti ceduti gratuitamente dal Comune di Ispica . Mentre il personale, per la maggior parte (d i e ci unità Ata e cinque docenti) , risulta dipendente della Provincia a tempo indeterminato . E, quindi, anche chiudendo la scuola, continuerà a gravare economicamente sul bilancio provinciale , senza tuttavia fornire la prestazione che ne ha determinato l’assunzione » .
Il Consiglio d’istituto richiede, pertanto, « il ritiro della delibera prima del 26 novembre prossimo, data di esecutività della stessa, in modo tale che la decisione possa essere demandata, una volta rimodulate le province, a i rappresentanti del territorio democraticamente eletti . Una decisione che , tuttavia, va programmata garantendo ai frequentanti il completamento del ciclo di studi iniziato » .
La chiusura del «Kennedy» comporterebbe infatti l ’interruzione traumatica de l percorso scolastico , poiché il passaggio al liceo classico statale ad indirizzo linguistico obbligherebbe gli studenti del quarto anno a dov er affrontare esami integrativi, risultando d ifferente il piano di studio. E, inoltre , implicherebbe per i precari l a perdita del lavoro .
Le ragioni per chiedere l’annulla mento di tale delibera sono a nche di opportunità . « Non si comprendono i motiv i che hanno spinto alla chiusura del liceo – spiegano i rappresentanti del «Kennedy» – due mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico e , quindi , dopo aver iscritto diciannove allievi alla prima classe. L’oppo rtunità voleva che, stante l’ intenzione di chiudere l’istituto , paventata e palesata negli anni passati, si bloccasse l’orientamento , impedendo così le iscrizioni al primo anno . E programmando, al tempo stesso, il completamento del ciclo di studio per gli iscritti frequentanti la seconda , la terza, la quarta e la quinta classe. La decisione di chiudere il «Kennedy» – aggiungono – è stata assunta in modo unila terale e senza confronto. Il Commissario, organo straordinario chiamato a gestire l’ordinario e non democraticamente eletto, sottrae al dibattito democratico una materia delicatissima, quale la soppressione di un istituto. E , quel che più conta, esclude il mondo della scuola e l’intera collettività di riferimento , negando ai diretti i nteressati il diritto di partecipare alle scelte che riguardano sia il loro futuro che quello della scuola. Questo appello è – concludono – un ’iniziativa che vuole ridare la parola a chi, ancora una volta, ne è stato espropriato . E contribuire, con la partecipazione attiva e c onsapevole della collettività che usufruisce della scuola e la vive giorno per giorno, a difendere un bene primario qual è il Li ceo Kennedy» .
EVA BRUGALETTA