Eva Brugaletta –
Si riunirà il 26 aprile, alle 18, il Consiglio comunale che dichiarerà il dissesto finanziario del Comune. Se la delibera non dovesse essere approvata, la massima assemblea cittadina sarà definitivamente sciolta e un commissario straordinario s’occuperà d’adottare l’alternativo strumento di risanamento finanziario.
Sono nove I punti inseriti all’ordine del giorno del prossimo (e forse ultimo) consiglio comunale. Il terzo, ossia la dichiarazione di dissesto finanziario, è quello che cambierà le sorti dei cittadini. Ne è la prova il documento diffuso nelle ultime ore da ben diciassette persone, commercianti, imprenditori e fornitori ispicesi, che sperimenteranno a loro danno le controindicazioni dello strumento di risanamento. In una nota firmata, denunciano che, «l’attivazione della procedura di dissesto finanziario fa temere per il futuro delle storiche ditte cittadine, quelle che da anni muovono l’economia cittadina, le stesse che, da tempo, attendono inutilmente il saldo delle loro spettanze», non ancora liquidate dal Comune.
Sono gravi, infatti, le ripercussioni del dissesto sui creditori, che consistono nella cristallizzazione dei debiti, non producendo più interessi, né rivalutazione monetaria. Inoltre, non potranno essere estinte le procedure esecutive in corso, rendendo inefficaci i conseguenti pignoramenti eventualmente eseguiti. Diverrà quindi impossibile intraprendere o proseguire azioni esecutive nei confronti del Comune.
Commercianti, artigiani e fornitori lamentano soprattutto la «disattenzione delle associazioni di categoria, oltre quella di tutte le forze politiche», lanciando un grido d’allarme: «Se si ferma una categoria – denunciano – s’arrestano man mano tutte le altre. In questo modo – spiegano preoccupati – il falegname, l’idraulico, l’elettricista saranno costretti a rallentare, così come il commerciante non potrà più vendere la merce in magazzino e l’artigiano si vedrà costretto a produrre sempre meno».
L’economia, in sostanza, si fermerà. «È opportuno precisare che – evidenziano i diciassette rappresentanti delle diverse categorie – dal pagamento delle fatture dei crediti vantati dipende il futuro di molte imprese ispicesi e dei loro occupanti. Infatti, la situazione problematica che s’è venuta a creare grava pesantemente sulle tasche di quest’ultimi, che, in un simile momento di difficile accesso al credito bancario, risentono della mancanza di liquidità. Questo – spiegano – ha determinato, per le imprese che hanno ultimato i lavori effettuati per l’ente (e dei quali, ancora, non hanno ricevuto il saldo), debiti verso gli istituti previdenziali e assicurativi e verso i fornitori del materiale utilizzato per il completamento dei lavori fatti, mettendo palesemente in pericolo la sopravvivenza di diverse ditte. Spinti da tali preoccupazioni – concludono – abbiamo deciso di fare sentire la nostra voce. In questo particolare momento di crisi, chiediamo a tutte le forze politiche e alle associazioni di categoria d’impegnarsi a cooperare per aiutare a risolvere i problemi dei creditori, senza pensare al proprio tornaconto, ma solo al bene della comunità».
La denuncia di questi imprenditori, commercianti e fornitori rappresenta il termometro che misura la situazione ispicese in tutta la sua criticità. Seppur una magra consolazione, può fare sperare in un futuro migliore il fatto che gli amministratori riconosciuti responsabili del dissesto finanziario del Comune subiranno una condanna patrimoniale (pagheranno di tasca propria per gli errori commessi). E, per cinque anni, saranno interdetti dai pubblici uffici: non ricopriranno incarichi d’assessore, di revisore dei conti o di rappresentante di enti locali presso istituzioni, organismi ed enti pubblici o privati.