Eva Brugaletta –
Salate le fatture del canone idrico e fognario. Gli utenti registrano un aumento sul regime forfettario, mentre risparmiano a quanto pare coloro i quali usufruiscono della misurazione attraverso un contatore. Mantenuti a prezzo agevolato i primi 450 mc consumati e dall’immutato contributo previsto per la “manutenzione impianti”. Non convincono però i dati resi noti dall’assessore al Bilancio, Maria Luigia Amendolagine, forse imbeccata dal sindaco Piero Rustico, nel fornire giustificazioni plausibili sugli aumenti, che complicano le già disagiate condizioni economiche degli ispicesi.
Sulla scorta di quanto deliberato dalla giunta municipale, sono state aumentate le tariffe. Rustico e Amendolagine evidenziano in un comunicato che «l’aumento del canone è stato proposto dall’Ufficio tributi». Scaricano quindi la responsabilità dell’aumento su quella proposta avanzata, per giustificare il rincaro deliberato dalla giunta. Poi, sindaco e assessore tentano il salvataggio in corner dell’Ufficio tributi, scrivendo sul comunicato di «una proposta d’aumento scaturita da due ordini di ragioni. La prima: avendo i consiglieri comunali d’opposizione dichiarato il dissesto finanziario comunale e non avendo dieci di questi approvato la proposta dell’amministrazione comunale d’annullamento del dissesto, è obbligo di legge coprire integralmente il costo del servizio di gestione dell’acquedotto comunale. Da questo, è scaturito l’obbligo per la giunta di ritoccare in aumento le tariffe, considerando anche le maggiori spese per i consumi d’energia elettrica, necessaria al funzionamento delle pompe di sollevamento dei pozzi trivellati che alimentano l’acquedotto. La seconda: al fine di contenere i consumi d’acqua potabile e ad un equo carico tributario per gli utenti, la giunta ha avviato le procedure per “l’integrale applicazione del sistema di misurazione volumetrica”. Concluse le procedure, tutte le utenze dovranno essere fornite di contatore. L’aumento delle tariffe forfettarie si colloca, dunque, nell’ottica di sollecitare il passaggio del pagamento dell’acqua a consumo».
Rustico e Amendolagine, consapevoli del fatto che le giustificazione fornite non avrebbero convinto, hanno evidenziato nel comunicato che «le ragioni degli aumenti sono state spiegate nel documento stampa proprio per evitare le strumentalizzazioni di chicchessia».
La colpa delle fatture salate, ad avviso di Rustico e Amendolagine, sarebbero quindi frutto del dissesto finanziario deliberato dai consiglieri comunali, doppiamente rei poiché non hanno inoltre votato l’annullamento della delibera di dissesto. Però, l’indissolubile coppia amministrativa non specifica chi abbia determinato il dissesto finanziario comunale, contraendo, così come ha accertato la commissione straordinaria di liquidazione che si occupa della situazione fallimentare dell’ente, 28 milioni di euro di debiti.