Eva Brugaletta –
Non ci sta, la coalizione dei partiti che governano la città. Non vuole arrendersi alla dichiarazione di dissesto finanziario del quale ha preso atto il Consiglio comunale sabato scorso. E punta il dito contro coloro i quali giudica responsabili di questo «scempio», ritenuto «evitabile» attraverso il «decreto legge “sblocca – debiti”».
«Gli ispicesi devono sapere nomi e cognomi – scrivono in una nota gli esponenti di Pdl, Udc, Grande sud e Rustico sindaco – dei responsabili di questo scempio perpetrato a danno della comunità. Si tratta dei consiglieri Meluccio Fidelio, Titta Genovese, Paolo Monaca, Carmelo Padova e Salvatore Spatola (Cantiere popolare), Salvuccio Rustico e Biagio Solarino (Libertà e buon governo), Angelo Fidelio (Sviluppo e solidarietà) e dell’indipendente Giovanni Lauretta. Sono i nove che hanno votato a favore della delibera che ha decretato il dissesto finanziario del Comune. Si tratta di un atto, ribadiamo, criminale, consumato ad esclusivo danno della città, delle famiglie e delle imprese. Ormai, purtroppo, è tardi. Il Comune poteva e doveva essere salvato da un dissesto non necessario, conseguito, lo ribadiamo, a fini meramente elettorali».
Cantiere popolare respinge le accuse al mittente, sottolineando che «criminale è chi chiede al consiglio comunale di disubbidire al prefetto e alla magistratura contabile, specialmente se uomo di legge (riferendosi al sindaco, avvocato Piero Rustico ndc). Come mai – si domanda poi – pochi giorni prima, sempre in consiglio, il sindaco ha chiesto di ubbidire ad un ordine della magistratura che intimava la demolizione di case dei cittadini? Il primo cittadino e i suoi complici (Peppe Quarrella, Patrizia Lorefice, Carmelo Oddo, Pietro Zocco, Cesare Pellegrino, Massimo Donzello, Pina Donzello e Anna Infanti), per personalismo e ignoranza amministrativa, con l’accesso alla procedura di riequilibrio di bilancio hanno certificato che il Comune era in una situazione strutturalmente deficitaria. Abbiamo dovuto rispondere – precisano – alla diffida del prefetto di prendere atto della decisione della Corte dei conti. In caso contrario, il consiglio si sarebbe sciolto e un commissario avrebbe dichiarato ugualmente il dissesto. L’unico vantaggio l’avrebbe avuto il sindaco, che avrebbe continuato a fare danno, ma senza organo di controllo e cioè senza consiglio comunale. Il primo cittadino – concludono – da otto anni detiene la gestione del Personale, Bilancio e Tributi: insieme con gli ispicesi, attenderemo i controlli della Corte dei conti e la certificazione, con nomi e cognomi, delle responsabilità di una gestione fallimentare del Comune».
Libertà e buon governo, seppure in modo elegante, risponde con durezza alle accuse mosse dalla maggioranza. «La Corte dei Conti prima e, poi, il Consiglio Comunale – spiegano i rappresentanti del movimento – hanno dato un segnale ben preciso all’amministrazione Rustico, ritenendola non affidabile e non idonea a gestire la situazione finanziaria comunale. Saranno infatti tre i commissari nominati con decreto del Presidente della Repubblica, che s’insedieranno al Comune, gestendo il risanamento dell’Ente. Il dissesto finanziario decretato dalla Corte dei Conti – evidenziano – è stato il naturale epilogo del Consiglio comunale svoltosi nei giorni 26 e 27 aprile, visto che il prefetto aveva messo i consiglieri di fronte ad una scelta obbligata: «Accertare il dissesto o sciogliere il Consiglio comunale». Tecnicamente, quindi, si tratta di un atto dovuto. Politicamente, però, è un atto importante – sottolineano – in quanto è stata la Corte dei Conti, il supremo organo della magistratura contabile, a confermare, con ampie motivazioni, la disinvolta gestione finanziaria dell’Ente, attuata da chi ha, finora, amministrato. Sono state inutili – concludono – le memorie ed i chiarimenti che il sindaco Rustico ha prodotto nella varie sedi istituzionali al fine di evitare il fallimento, ma non vogliamo insistere sulle responsabilità di chi ci ha amministrato in modo dissennato, come se la res pubblica fosse un feudo privato. Queste responsabilità sono sotto gli occhi di tutti e non sarà sicuramente l’abilità dialettica di chi ci amministra che riuscirà a mistificare la realtà».