EVA BRUGALETTA –
Un ulivo e una stele come strumento culturale utile nella lotta alla mafia. Queste sono le “armi” usate dagli studenti per combattere la criminalità organizzata che affligge l’Italia e che hanno “sfoderato” ne «La giornata della legalità», sabato scorso, avvalendosi di un supporto d’eccezione: Maria Falcone, la sorella del giudice Giovanni Falcone barbaramente ucciso dalla mafia, presidente della «Fondazione Falcone», nata nel 1992, anno della strage, che si propone di combattere la criminalità organizzata e di promuovere attività di educazione della legalità.
L’istituto comprensivo «Leonardo da Vinci» ha organizzato la manifestazione, con la collaborazione degli istituti scolastici «Curcio», «Pietrelcina» e «Verga» di Modica. Fra le autorità presenti, il questore Francesco Gammino, il prefetto Annunziato Vardè e il prefetto Giuseppe Caruso, ispicese, direttore dell’Agenzia nazionale dell’amministrazione e della destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Dopo l’intervento di una dei docenti del «Gruppo legalità», Barbara Gregni, è stato messo a dimora un ulivo. Gli studenti hanno appeso sui rami dell’albero messaggi di speranza. Fra i tanti: «Giovanni (Falcone) e Paolo (Borsellino) sono gli ideali da seguire»; «No alla mafia, si alla legalità»; «Camminare a testa alta»; «No mafia, si libertà»; «Giovanni sei uno di noi»; «Senza paura, non c’è coraggio»; «Siamo orgogliosi d’essere gli eredi di Giovanni Falcone».
È seguito il «Silenzio» suonato dagli alunni musicisti della «da Vinci» ed è stata svelata una stele «Per non dimenticare Borsellino, Falcone, Livatino, La Torre, don Puglisi, Terranova e tutte le altre vittime».
Nel frattempo, in piazza dell’Unità d’Italia, una delegazione di alunni dell’istituto «Einaudi» hanno esposto un cartello che recava scritto: «Uniti si può combattere la mafia».
Tutti i presenti, Maria Falcone in testa, si sono poi riuniti formando un corteo che ha raggiunto il cinema «Diana», dove è stato aperto un dibattito sulla mafia, dopo l’esecuzione dell’Inno nazionale degli alunni dell’istituto «Verga».
Il dirigente scolastico Alberto Moltisanti ha aperto la conferenza, moderata dal giornalista Rai Angelo Di Natale.
Il prefetto Caruso ha evidenziato che, «per fronteggiare la mafia, come avevano ipotizzato Pio La Torre e Falcone, bisogna attuare l’aggressione ai beni patrimoniali» della criminalità organizzata, confiscandoli.
Gli attesi interventi di Maria Falcone, infine, hanno molte volte sottolineato come la «sua vita sia stata stravolta». E come la sua esistenza sia stata caratterizzata da «quell’incubo continuo» di un infausto futuro, che, poi, s’è rivelato essere crudele realtà, dopo l’attentato al fratello.
La strage al tritolo consumatasi a Capaci, è l’attentato mafioso in cui il 23 maggio del 1992, sull’autostrada A29, a pochi chilometri da Palermo, persero la vita il magistrato antimafia Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
La strage di Capaci è stata festeggiata dai mafiosi nel carcere dell’Ucciardone. L’increscioso fatto provocò una reazione di sdegno nell’opinione pubblica, che ha contribuito a modificare la cultura dell’omertà: l’omertà non è onore, ma è complicità ai mafiosi.