Eva Brugaletta –
Non scalfisce il sindaco Piero Rustico la proposta di sfiducia. Reagisce provocatorio al tentativo dei consiglieri comunali di destituirlo dalla carica, giudicando l’iniziativa inutile visto che i consiglieri comunali ad avanzare la proposta sono 10 e difficilmente in aula raccatteranno i 14 voti utili e necessari a mandarlo via. Inoltre, egli è fermamente convinto che il documento sia piuttosto un tentativo di depistaggio dai problemi che attanagliano le non coese opposizioni all’interno dei loro partiti. Riferendosi in primis alle beghe interne del Pd, spaccato in due da “questioni di poltrone”. A quelle di Cantiere popolare legate alle tristi vicende del leader Innocenzo Lentini, che, comunque, non è escluso si candidi a sindaco nel 2015, salvo complicazioni. E alla confusione di Libertà e buon governo che pare non abbia ancora deciso da che parte stare.
Giunge forse tardiva la richiesta di sfiducia al sindaco Rustico. Nel fallimento del Comune, dichiarato in dissesto finanziario lo scorso aprile, tutte le forze politiche hanno responsabilità. Basti pensare che, nel biennio 2010 – 2012, l’amministrazione ha contratto i maggiori debiti. Il dato, ancora da confermare, riguarda i residui passivi che costituiscono le spese impegnate e non pagate entro la fine di ogni esercizio contabile.
Sarà forse un caso, ma il biennio in questione coincide con le elezioni amministrative (2010) che hanno riconfermato il sindaco Rustico, conferendogli il secondo mandato. Poi, con la ristrutturazione delle piazze Regina Margherita e Maria José, rivelatasi invece la distruzione del salotto cittadino per costruire ex novo piazza dell’Unità d’Italia costata oltre due milioni di euro. Ed ancora, col patrimonio pubblico affidato a privati, regalando il polisportivo Brancati e il Mercato vecchio a coloro i quali ne hanno fatto spazi a pagamento. Inoltre, con il conferimento di mansioni superiori ad impiegati comunali, generando un ulteriore dispendio di risorse senza che ce ne fosse necessità, considerate le indennità, più o meno onerose, che implicano. Con gli innumerevoli e strapagati incarichi affidati a personale esterno. E, infine, con le incontenibili spese rivolte ad iniziative, forse, poco meno che inutili.
A tutto ciò s’aggiunge anche il tentativo avanzato lo scorso gennaio dall’amministrazione Rustico di far approvare il pre – dissesto al consiglio comunale, presentando un Piano pluriennale di riequilibrio finanziario che «esaltava – come denuncia l’ex segretario democratico Gianni Stornello – il colossale conflitto d’interessi degli amministratori comunali sul risanamento del bilancio. L’accesso privilegiato ai mutui, che il pre – dissesto comportava, poteva in buona parte servire a liquidare alcune parcelle d’oro di studi legali ben individuabili».
Non si può naturalmente trascurare la lettera “riservata personale” scritta da Carmelo Lorefice, ex responsabile dei Servizi finanziari comunali, indirizzata al sindaco Rustico e al segretario generale di allora, intercettata e trasformata in manifesto dal consigliere Paolo Monaca. La lettera, inviata l’otto marzo 2012, denunciava la grave «situazione finanziaria del Comune», corredata da «riflessioni e suggerimenti». In un passaggio drammatico Lorefice scriveva: «Nei conti consuntivi 2008 e 2009 sono state riscontrate gravi anomalie negli accertamenti non in linea con gli impegni negli stanziamenti relativi all’utilizzo dell’anticipazione di tesoreria; nello specifico a fronte di un accertamento di 19 milioni di euro (residui attivi), nella parte spesa è stato riportato un impegno pari a poco oltre 16 milioni di euro (residui passivi); ciò ha comportato nel 2009 una chiusura del conto con un avanzo d’amministrazione. Detta situazione è stata rettificata contabilmente a seguito del riaccertamento dei residui attivi e passivi, cancellando in entrata un residuo attivo di 19 milioni di auro ed in uscita un residuo passivo di poco oltre 16 milioni di euro». È facile tirare le somme sulla “mancanza” di tre milioni di euro.
Guglielmo Trovato, presidente dell’Organo straordinario di liquidazione, durante l’ultima riunione, ha inoltre informato il consiglio comunale su una prima ed incompleta stima dei debiti che ammonterebbero ad oltre 25 milioni di euro. Ed ha anche segnalato le tante criticità riscontrate come l’esistenza di un apparato burocratico carente, la mancata ricognizione dei debiti fuori bilancio. Ma, fa notare il consigliere Monaca, «i debiti fuori bilancio non erano già stati certificati ed inseriti nel famigerato Piano di riequilibrio decennale?».
I debiti fuori bilancio sono quindi un territorio ancora da esplorare. Riguardano espropri e somme non previste nei bilanci. Sono spese attivate irregolarmente, senza assunzione preventiva dell’impegno. O, comunque, in maniera difforme dalle regole stabilite dal Tuel e dai principi contabili.