Eva Brugaletta
Esplode il “Caso Pellegrino” nell’ultima assemblea dell’Udc. Un fuori programma che ha fatto impallidire il segretario Pinuccio Lavima e il deputato regionale Orazio Ragusa. Avrebbero dovuto discutere dell’imminente impegno elettorale di Lavima, candidato alla Camera in sesta posizione nella lista della Sicilia orientale. E, invece, è deflagrato il malcontento dei partecipanti sul fatto che il vicesindaco e assessore Cesare Pellegrino non si sia ancora dimesso dalla carica di consigliere comunale, sgombrando il campo a Giuseppe Bellisario, primo dei non eletti del partito al consiglio comunale. Evidenziando invece le dimissioni del predecessore Gianni Tringali dalla carica istituzionale di consigliere quando fu nominato vicesindaco e assessore. E facendo balenare il sospetto che le recenti dimissioni di Tringali dalle cariche politiche siano state più il risultato di una forzatura, che di un patto pre-elettorale, in quanto ha lasciato il posto a Pellegrino diversi mesi prima del dovuto.
Tringali, primo degli eletti consigliere nell’Udc (440 voti alle amministrative del 2010), rispettò gli accordi stipulati all’interno del partito e si dimise dopo la nomina di vicesindaco e di assessore, facendo spazio al consigliere Paolo Monaca (148 voti, oggi, Cantiere popolare). Il patto prevedeva inoltre che Tringali sarebbe stato in giunta per un periodo determinato di tempo, passando, poi, il testimone a Pellegrino, che, a sua volta, avrebbe dovuto dimettersi da consigliere per lasciare spazio a Bellisario. Ma le dimissioni da assessore e da vicesindaco di Tringali sono state rassegnate diversi mesi prima del previsto: rispetto agli accordi pre-elettorali, in modo inaspettato e quasi illogico, ha anticipato i tempi.
Tringali, in realtà, è stato travolto dall’onda dell’imbarazzante situazione di minoranza numerica che affligge la maggioranza al governo cittadino. E il sindaco Piero Rustico ha preferito tenersi un affidabile Pellegrino, sia in Consiglio e sia in Giunta, che un “poco esperibile” Tringali solo in giunta e un giovane indomabile Bellisario in Consiglio.
Pellegrino, insomma, s’è trovato al posto giusto nel momento giusto, in quanto ora più che mai i numeri, seppur quelli di una sparuta maggioranza, sono determinanti in consiglio comunale. Ciò non giustifica il fatto che per Tringali e Pellegrino siano stati utilizzati due pesi e due misure. La situazione è quindi deflagrata nell’ultima assemblea dell’Udc, lasciando sgomenti il segretario provinciale Lavima e il deputato Ragusa.
La riunione è stata organizzata venerdì scorso e si è svolta in una sala del convento dei Frati Minori. Erano presenti circa trenta persone. Il tema da discutere riguardava le prossime elezioni Nazionali e invece è scoppiato il “Caso Pellegrino”.
Pellegrino, è trapelato dopo l’assemblea, ha tradito il patto pre-elettorale, a quanto pare un vero e proprio patto d’onore. Ha preteso che Tringali si dimettesse sei mesi prima rispetto al patto, ma, dopo essere stato nominato vice sindaco e assessore al posto suo, non si è voluto dimettere da consigliere come stabilito nell’accordo pre-elettorale.
Bellisario e Tringali pare abbiano duramente attaccato Pellegrino durante l’assemblea, in quanto reo di non rispettare i patti. Pellegrino naturalmente s’è difeso, ma, offeso dall’atteggiamento dei colleghi, ha preferito lasciare l’assemblea.
La riunione è proseguita lo stesso, ma il tema dominante è stato il modus operandi Pellegrino che, a questo punto, non è escluso lasci l’Udc per confluire nel Popolo delle libertà, e non le prossime elezioni politiche come da programma.
Imbarazzati, secondo quanto reso noto dopo l’assemblea, sono apparsi Lavima e Ragusa, che, in quel momento, sono stati forse incapaci di dirimere una questione che, davvero, potrebbe fare esplodere il partito. Per questo motivo, quindi, nell’esclusivo interesse dell’Udc, i presenti all’assemblea hanno responsabilmente concordato che, per ovvi motivi elettorali, fino alle prossime Politiche non si affronti il “Caso Pellegrino”.