Eva Brugaletta –
Il Tar non ha accolto l’istanza cautelare sul dimensionamento scolastico depositata dagli avvocati Rocco Todero e Franco Rovetto. È stato quindi impossibile snellire le lungaggini burocratiche come auspicavano i legali per dirimere celermente la questione. I tempi del ricorso, quindi, si allungano a dismisura.
Rovetto e Todero, in rappresentanza dei genitori dei 71 scolari «strappati» (come denuncia Rovetto) dall’istituto comprensivo Padre Pio da Pietrelcina e trasferiti al Leonardo da Vinci, hanno impugnato il dimensionamento, richiedendo in autotutela la revoca del provvedimento, approdato in camera di consiglio lo scorso 25 giugno, ma l’istanza cautelare non è stata appunto accolta.
Come riferisce Rovetto, «nel ricorso sono state evidenziate una serie di illegittimità, che partono dalla Conferenza provinciale per la razionalizzazione della rete scolastica riunitasi il 23 gennaio scorso (dove è apparsa immediata la violazione della legge regionale che istituisce la conferenza provinciale, stante la stessa composta da 18 membri, mentre alla riunione erano presenti solo in 9 e non la metà più uno, un numero inferiore quindi a quello stabilito dalla legge) e conclusasi con l’iscrizione “d’ufficio” degli studenti del Padre Pio al Leonardo da Vinci. I genitori, vedendo i figli “orfani” delle loro maestre e constatando la violazione delle loro scelte (sorde le amministrazioni alle loro istanze di revoca dei provvedimenti in autotutela), si sono costituiti davanti al Tar di Catania».
Nel comunicato stampa comunale è scritto invece che «il Tar ha respinto il ricorso presentato dai genitori di alcuni alunni del Padre Pio, contro la procedura di razionalizzazione della rete scolastica. Attraverso il ricorso presentato, anche contro il Comune, i genitori di alcuni alunni chiedevano l’annullamento del decreto regionale del 28 febbraio 2014, che approvava il piano di dimensionamento della rete scolastica siciliana per l’anno 2014, 2015. Tale decreto ha determinato l’annessione del plesso di scuola primaria “Sant’Antonio” di via Savonarola al da Vinci e non più al Padre Pio. I genitori chiedevano l’annullamento di tale decreto, ma il Tar ha ritenuto che “alla luce di una valutazione comparativa degli interessi in gioco” deve “prevalere l’interesse all’esercizio da parte dell’amministrazione del potere di programmazione e della gestione sul piano territoriale del servizio scolastico, effettuato in base ad una valutazione globale che valuti nel complesso la migliore articolazione nel territorio delle istituzioni scolastiche”. Il Tar ha ritenuto, inoltre, “che non sussiste alcun danno grave ed irreparabile atteso che il diritto all’istruzione dei discenti è comunque assicurato dalla scuola cessionaria”».
Nel ricorso avanzato dai genitori, sottolinea Rovetto, si evidenziano però «tutta una serie di contraddizioni e di violazioni normative che evidenziano la superficialità delle proposte messe in campo e dell’operato degli “addetti ai lavori” sia nella riunione della conferenza provinciale a gennaio, sia negli atti successivi anch’essi impugnati. Superficialità che – denuncia Rovetto – si palesa in tutta la sua gravità in considerazione del fatto che le ricadute dell’operato colpiscono scolari dai 6 ai 9 anni. Nel ricorso si evidenziano infatti – spiega – tutti i difetti connessi all’operato dell’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco, avvocato Piero Rustico nella riunione della conferenza provinciale, con particolare riferimento ad una proposta che contraddice la delibera n. 166 del 2011 e che risulta prova di ogni adeguata istruttoria (per ultimo, la delibera di assunzione degli oneri che per legge deve essere allegata alla proposta). Domandiamo, a questo punto, se così tanti esimi attori partecipanti alla conferenza provinciale, rispettabilissimi e competenti in materia giuridica, abbiano mai letto la legge regionale n. 6 del 2000, norma utilizzata in tale operazione: o non conoscono la legge, oppure, se la conoscono, l’hanno deliberatamente violata. In ambedue i casi l’errore è grave. Tra l’altro – conclude Rovetto – il sindaco Rustico, da avvocato, non può commettere l’errore di riferire attraverso un documento diffuso alla stampa che il ricorso da me e Todaro depositato è stato respinto. È una menzogna e il sindaco mente, sapendo di mentire, in quanto da avvocato è impossibile non sappia che un istanza cautelare non accolta ben differisce da un ricorso respinto».