Eva Brugaletta
Innervosisce il sindaco Piero Rustico la pioggia di sfiducia caduta sul suo mandato elettorale. Dodici consiglieri comunali su venti sono pronti ad interrompere il suo impegno istituzionale. E nonostante di firme prima e di voti dopo ce ne vogliano quattordici per anticipare la fine della sua esperienza amministrativa, il primo cittadino non può fare a meno di tacere, ponendo soprattutto un quesito. «Perché – si domanda il sindaco Rustico – i consiglieri di opposizione non si dimettono tutti invece di fare queste sceneggiate della sfiducia sapendo di non avere i numeri? Andremmo – aggiunge – subito alle urne e la città potrebbe dare un giudizio sereno sulla politica ispicese. Io sono il primo a volermi sottoporre al giudizio degli elettori».
Quanto affermato dal primo cittadino fa impallidire il consigliere comunale Mario Santoro. «Rimango sbalordito dalla dichiarazione del sindaco Rustico che continua a divagare – afferma il capogruppo consiliare di Sviluppo e Solidarietà –. Le dimissioni dei dodici consiglieri di opposizione su venti non porterebbero subito alle elezioni a differenza di quanto dichiarato dal primo cittadino. Infatti, nessun effetto elettorale può aversi in conseguenza delle dimissioni dei soli consiglieri comunali perché l’articolo 11, comma 2, della Legge regionale numero 35 del 1997 stabilisce che “la cessazione del consiglio comunale per dimissioni contestuali della maggioranza assoluta dei componenti comporta la nomina di un commissario, il quale resterà in carica sino al rinnovo degli organi comunali per scadenza naturale ”. È evidente, quindi che il sindaco, avvocato Piero Rustico, invitando i consiglieri d’opposizione a dimettersi raggiungerebbe il suo vero e unico obiettivo: rimanere in carica fino al 2015 da solo e senza il controllo del consiglio comunale, mandando a casa i soli consiglieri, compresi coloro i quali attualmente lo sostengono.
Appare chiaro che – accusa Santoro – il sindaco Rustico o mente sapendo di mentire o utilizza la sua professionalità di legale per travisare nei confronti dell’opinione pubblica le leggi che si applicano in Sicilia, tentando di procurarsi una credibilità politica ormai perduta. Infatti, grave sarebbe se – precisa il consigliere – portasse avanti tra gli ispicesi il convincimento che in Sicilia si applica l’articolo 53, ultimo comma, del Decreto legislativo numero 267 del 2000 previsto per il resto d’Italia, dove effettivamente lo scioglimento del consiglio comunale comporta la decadenza del sindaco. Peccato che – evidenzia Santoro – in Sicilia tale Decreto legislativo non si applichi, altrimenti i consiglieri comunali avremmo presentato le dimissioni anziché la mozione di sfiducia. Il sindaco Rustico – conclude – anziché continuare ad arzigogolare coi numeri e a fantasticare con le norme che si applicano in Sicilia, se realmente vuole sottoporsi al giudizio sereno degli elettori, sa bene quali sono le uniche strade da percorrere: dimissioni del sindaco o mozione di sfiducia».