“Non abbiamo mai macellato carne equina non Dpa”. Ad affermarlo il titolare della macelleria Gianchino dopo il servizio delle settimane scorse del programma televisivo “Le Iene”. “Se la gente pensa che abbiamo potuto vendere carne equina pericolosa per la salute – prosegue Gianchino – si sbaglia di grosso: abbiamo sempre dato il fiore di carne e non ci saremmo mai sognati di tradire la fiducia dei nostri clienti. Abbiamo sempre affisso sul vetro il codice identificativo del cavallo che era in macellazione , ma il nostro difetto è stato nel non avere identificato quella carne una volta posizionata nelle cassette riposte nel battitore, congelatore che porta la carne a -18 gradi per 4 ore. Per 2 centesimi di etichetta non apposta sulla cassetta in cui non abbiamo scritto a penna il codice del cavallo, i Nas hanno ritenuto che quella carne fosse di dubbia provenienza per cui la disposizione di incenerirla. Da parte nostra abbiamo insistito perchè fossero effettuate ulteriori analisi per accertare veramente se fosse dpa o non dpa. Ma non c’è stato nulla da fare . Addirittura l’incenerimento è stato a nostro carico. Gianchino tiene ancora una volta a sottolineare la bontà della carne e quanto accaduto getta fango su tanti anni di sacrifici. “Un fango che non meritavamo – afferma sconsolato Gianchino .- perché in oltre 40 anni di attività abbiamo dato l’anima e il cuore a questo lavoro e non ci saremmo mai permessi di vendere ai nostri clienti carne equina non destinata alla produzione alimentare”.
Facendo riferimento sempre al servizio televisivo a proposito della cavalla dal nome “Ieri Roby” della Toscana Gianchino afferma che proprio grazie alla sua famiglia è stata ritrovata dalla proprietaria. “Ma se avessimo voluto macellare veramente la cavalla protagonista del servizio – si chiede Gianchino – avremmo chiesto il passaggio di proprietà tramite il ministero?. La verità è che grazie a noi “Ieri Roby” è stata ritrovata dalla proprietaria”.
E sulle immagini di carcasse di animali apparse nel servizio Gianchino ed imputate a loro ribadisce l’estraneità dell’azienda asserendo che si tratta di immagini non riprese nell’azienda Gianchino ma in altra azienda di Rosolini.
“Abbiamo potuto commettere degli errori con la mancata trascrizione delle etichette nelle cassette, in buona fede, perché fino a poco tempo fa questo adempimento non era richiesto, un errore che stiamo pagando a caro prezzo. Ribadisco – conclude Gianchino – abbiamo sempre dato il fiore della carne ai nostri clienti e non ci saremmo mai sognato di tradire la fiducia dei nostri clienti”.