Un momento in cui la città si ritrova ritirandosi, così da attingere a fonti di acqua pulita – alle sorgenti della contemplazione – e quindi diventare profeti nella città, capaci di indicarle il battito del cuore di Dio. Che si sintonizza e che chiede alla città di sintonizzarsi con chi soffre: questa negli anni sta diventando la preghiera per la città ogni ultimo venerdì del mese a Modica. A febbraio è stata ospitata a Frigintini, quasi a praticare il suggerimento di papa Francesco che invita a spostarsi di periferia in periferia (ordinariamente si svolge a Crisci ranni), ma di fatto sempre ritrovandosi a casa, perché nelle periferie conta il cuore. E l’assistente della Caritas diocesana don Manlio Savarino, che presiedeva insieme all’altro assistente don Paolo Catinello e al parroco don Sergio Boccadifuoco, dopo aver spiegato il senso di questo momento ha sottolineato – commentando il vangelo del giorno – come gli ammalati diventano la pietra di scarto che il Signore trasforma in testata d’angolo. Con gli ammalati la città, infatti, impara logiche di attenzione e di gratuità che ci rendono tutti più umani e ci conformano al modo di pensare di Dio. «Gli ammalati – ha ancora detto don Manlio citando il grande vescovo don Tonino Bello – sono non trafitti ma con-fitti con Cristo: da una parte c’è sulla croce il malato, dall’altra Cristo che ne ascolta anche i più tenui respiri e il battito del cuore». E accanto agli ammalati c’è chi ne ha cura: medici, infermieri, familiari, amici, volontari (erano presenti in modo particolare volontari dell’Hospice, che stanno accanto a chi vive malattie terminali o degenerative; volontari dell’Unitalsi, che curano i pellegrinaggi ai santuari; volontari con gli anziani che operano nella cooperativa Solimai). Nelle intenzioni di preghiera durante l’adorazione eucaristica si avvertiva la bellezza di chi per esempio, operando con gli ammalati come infermiere, chiedeva di non cedere mai alla stanchezza, mentre il medico invocava il dono di ricordare sempre che il malato è anzitutto una persona, fino a dire che la missione il medico la riceve da Cristo; per questo è diventato spontaneo pregare per una cura particolare nei confronti degli anziani, che vogliono stare a casa propria ma che poi vanno ritrovati se vanno a finire nelle case di riposo, o dei disabili. Pregando una pediatra per i bambini, non ci si è nascosta la domanda sul perché del loro dolore e la preghiera si è fatta accorata. E per i preti la preghiera è diventata quella di poter sempre manifestare la misericordia del Signore rispetto alle ferite dell’anima, che un presbitero intuisce e conosce più degli altri. Nel ricordo di Francesco di Assisi, che pregava per frate foco che doveva cauterizzare la ferita durante l’intervento agli occhi, si è rinnovata la consapevolezza di come la fede aiuta a restare sereni e a benedire anche nelle prove. Né poteva mancare una preghiera per Eleonora, la giovane di Frigintini venuta a mancare di recente. Conclusa la preghiera, continua la vita con la consapevolezza che la città ha bisogno di sosta per ritrovarsi capace di chiedere che il Maestro buono continui ancora oggi a mutare l’acqua in vino, per avere tutti la gioia di una vita vissuta nella semplicità, solidarietà, giustizia.
Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana
Una delle intenzioni di preghiera: per mani capaci di donare la carezza del Signore
Signore, aiutaci a riconoscere il tuo volto nei corpi senza dignità, nei volti spenti, negli sguardi assenti, nelle lacrime e nel dolore di tutte le persone segnate dalla malattia e che quotidianamente si affidano alle nostre cure. Donaci di essere contagiati dalla “beatitudine” di coloro che soffrono e fa che ogni giorno sentiamo la responsabilità di essere stati scelti per realizzare la tua promessa per loro…”perché saranno consolati”. Non ci appartiene lo stupore dei giusti e non possiamo dire “quando mai ti abbiamo visto malato”, perché ogni giorno ti lasci incontrare dalle nostre mani, dalle nostre parole, dai nostri gesti. Fa che ogni giorno la fatica, la rabbia, la frustrazione per non riuscire a dare quello che vorremmo, si trasformi nella bellezza di un incontro, intimo, sincero, con Te, Cristo povero e sofferente, con Te, fonte inesauribile di Amore e Consolazione. Aiutaci ogni giorno a donare le nostre mani, perché la carezza del tuo Amore possa raggiungere ogni malato, perché senta nei nostri gesti e nelle nostre parole, la tenerezza ed il calore di cui ha bisogno. Donaci Signore di vivere la nostra professione come un servizio, donaci di riconoscerti in ognuno, di chinarci ai tuoi piedi e di versarvi l’olio buono della nostra vita. Donaci la forza ed il coraggio, se serve anche la sfrontatezza, di scoperchiare i tetti, di vincere ogni resistenza, di superare ogni ostacolo, per portare alla tua presenza ogni malato, ogni persona sofferente, per essere raggiunti, insieme, dalla tua misericordia.