Leggere sulla stampa che un palazzo di via Agrigento, nel quartiere Borgata S. Lucia di Siracusa, ha avuto vistosi fenomeni di cedimento con, addirittura, crolli, ripropone annose questioni che i geologi di Sicilia e della provincia di Siracusa in particolare, abbiamo dibattuto e portato alla luce presso la nostra classe dirigente nelle più svariate sedi, istituzionali incluse. Una prima domanda sorge spontanea: come può il Comune di Siracusa, privo nella sua pianta organica della figura del geologo, dare dei pareri su quanto accaduto al palazzo di via Agrigento se, come potrebbe anche essere, le motivazioni partono dal sottosuolo? Forse ci dimentichiamo che la Borgata S. Lucia, come l’area di S. Giovanni e il quartiere Ortigia, giace su un sottosuolo ricco di cavità. In Ortigia, ad esempio, c’è tutta un’ampia area che parte circa dal Foro Italico fino al liceo scientifico “O.M. Corbino”, nel cui sottosuolo ci stanno diversi metri di materiale limoso, ovvero materiale sciolto più vicino alle argille che alle sabbie. In particolare, proprio al Largo Gilippo qualche settimana or sono, una macchina è sprofondata nel sottosuolo provocando quello che si chiama sinkhole, cioè una enorme buca favorita dalla presenza di vuoti nel sottosuolo. Dove sta la cartografia di questi rischi nei piani di Protezione civile del nostro comune? Che fine hanno fatto gli studi di microzonazione sismica tanto invocati da precedenti assessori comunali? Dove sono finiti gli indirizzi dati dai geologi di Sicilia, consegnati sulla scrivania dei nostri amministratori, Sindaco in testa, in merito al Piano casa varato dalla Regione Siciliana? Vanno benissimo gli incontri di democrazia partecipata, ma il territorio abbisogna di studi mirati che soltanto determinate categorie professionali possono fornire.
Anziché iniziare le campagne elettorali facendo le corse ad anticipare i nomi dei papabili sindaci di questa città, già ferita a morte e mortificata in più settori, si inizi un nuovo percorso di educazione civica rivolto soprattutto ai nostri politici, partendo dalla consapevolezza dei rischi geologici del nostro territorio e da tutto quanto attiene alla loro mitigazione. Vanno benissimo le sagre e i soldi spesi per la cultura, ma se non proteggiamo i nostri manufatti dagli eventi naturali, non innalziamo il livello di sicurezza per la vita di noi cittadini e non mitighiamo, con opportune opere, i rischi naturali, le sagre e gli eventi culturali non avremo a chi farli fruire.
Antonio Gallitto
Consigliere Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia