In questi giorni il circolo Legambiente “Sikelion” ha depositato due esposti per segnalare a chi di competenza alcune situazioni, verificatesi nel territorio di Ispica, che destano in molti cittadini una comprensibile preoccupazione.
Il primo documento, in ordine di tempo, è datato 31 maggio 2016 ed è stato inviato, insieme ad un nutrito corredo planimetrico e fotografico, al Sindaco di Ispica ed al Prefetto di Ragusa nonché, per conoscenza, al Dirigente della Protezione civile ed al Procuratore della Repubblica iblei. L’esposto verte sui pericoli, per la salubrità dell’ambiente e la pubblica incolumità, derivanti dai fenomeni franosi che interessano l’area di Cava Mortella.Com’è noto, infatti, nel corso degli anni Sessanta questo braccio minore del canyon è stato trasformato in un’immensa discarica a cielo aperto di rifiuti speciali, che l’acqua piovana tende costantemente a trascinare verso il letto del sottostante torrente Busaitone. Ciò comporta, a valle, la progressiva compromissione del paesaggio e della salubrità di Cava Ispica; a monte, il rischio che un cedimento improvviso provochi danni a persone e cose (il fronte franoso si trova a ridosso di diverse vie e private abitazioni).
Beninteso, che il fenomeno esista è certo: ne parla, a pagina 154, il Piano comunale diProtezione civile varato nel settembre 2013 e, soprattutto, a quanto è dato sapere se ne sarebbe parlato anche in una recente conferenza dei servizi tra Comune, Sovrintendenza e Protezione Civile; conferenza convocata a seguito di un sopralluogo effettuato, lo scorso gennaio, dai tecnici del Libero consorzio di Ragusa (l’ex Provincia).Ciononostante -evidenzia il documento di Legambiente- nessuno degli attanti istituzionali sembra aver adottato misure davvero incisive, essendocisi limitati all’apposizione di alcune transenne.
La seconda segnalazione, inviata lo scorso 3 giugno alla Capitaneria di porto di Pozzallo, all’Ufficio del Demanio marittimo di Siracusa ed alla Procura di Ragusa, verte invece sui lavori di pulizia e manutenzione degli accessi al maretuttora in corso lungo la costa ispicese. Negli scorsi giorni, infatti, da diversi cittadini si è appreso che in alcuni tratti le ruspe avrebberodanneggiato sia il cordone dunaleposto tra la spiaggia e la strada litoranea, siala vegetazione selvatica che lo protegge.
Se la notizia fosse confermata (come invero sembrerebbe da alcune fotografie, in parte circolate nei social) si tratterebbe non solo dell’ennesima ferita ad un territorio messo già a dura prova da abusivismo edilizio ed erosione costiera, ma anche di una puntuale violazione delle cautele imposte dall’Ufficio del Demanio, il quale lo scorso 4 maggio aveva sì autorizzato il Comune, ma condizione che gli interventi si svolgessero «nel rispetto della situazione originaria dei luoghi e con divieto di determinare alterazioni permanenti nell’ambito demaniale interessato». Una violazione che -sia chiaro- sarebbe sin troppo comodo far ricadere sui singoli operai, dal momento che la particolare delicatezza dell’intervento avrebbe dovuto consigliarne la supervisione da parte di personale ben più qualificato.
«Dispiace sinceramente dover ammetterecome le situazioni da noi segnalate -ha commentato il presidente Donzella- siano indici della scarsa attenzione, e dell’ancor minore consapevolezza, con cui da troppo tempo, e troppo spesso, il nostro patrimonio ambientale si trova ad essere governato». «In attesa che le Autorità adìte intervengano -ha poi aggiunto- a nome di tutti i soci colgo l’occasione per ribadire ancora una volta la disponibilità di Legambiente a dare il proprio contributo di esperienze e professionalità, collaborando con le Istituzioni a titolo puramente gratuito: un’offerta che, speriamo, Palazzo Bruno vorrà infine accogliere».
——————————
dott. Ignazio Spadaro
Resp. Stampa e comunicazione
(tessera n. 128121)