Carissimi,
ho ripreso la visita pastorale nel vicariato di Avola. Ieri ho terminato nella parrocchia del Carmine. Decisivamente bella è la visita agli ammalati. Qui si percepisce a pelle quell’affetto che è la vera terapia dell’anima di chi lo riceve e di chi lo dona. Accade, infatti, il miracolo di una scoperta: l’affetto che circola non è il mio” o il “tuo”; è qualcosa che accade nella vita di tutti come un dono dall’alto. Riempie di gioia, comunica soddisfazione umana, esalta la speranza di un futuro ancora possibile. E’ come se l’Affetto avesse una “vita a sé” e si divertisse a entrare con la sua bellezza in ogni situazione o condizione umana capace di accoglierlo e moltiplicarlo. Il suo “fuoco” si accende in modo del tutto particolare quando ci si prende “cura dei deboli”. Decisiva è la “presenza”, che comunica questo Affetto: “risolverò, magari poco o niente, ma ci sarò e questo è l’importante, acqua sarò che spegnerà un momento, accanto a te, viaggiando contro vento” (Arisa). Già, andando “contro il vento” dell’individualismo egotico che ci chiude in noi stessi, spegnendo l’amore che c’è in noi e urge invece apertura, prossimità, cura dell’altro, del più debole. L’altro ieri ho incontrato l’associazione Meter (=vuole dire, grembo, utero che accoglie) di don Fortunato di Noto che lavora con “intelligenza e cuore” per la difesa dei bambini abusati. Che grande servizio, partito dalla nostra Diocesi. Ne siamo santamente orgogliosi, grazie. Non bisognerà dimenticare nessuno tra i deboli: “tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo” (Evangelii guadium 213). C’è da meditare molto: è una questione umana, una questione di civiltà. Con affetto +don Tonino