Secondo Unionecamere, nei prossimi 5 anni il mercato del lavoro italiano offrirà fino a 3,2 milioni di nuovi posti, sia nel settore privato sia nella Pubblica amministrazione. La senatrice catanese del M5S, Nunzia Catalfo, che presiede la Commissione Lavoro, si sofferma sull’attuale momento che vive il mercato del lavoro in Sicilia.
“A dispetto di tutti quei detrattori che prefigurano scenari apocalittici allo scopo di delegittimare l’azione del Governo, è evidente che siamo di fronte a un mercato in continuo movimento. Le misure che abbiamo messo in campo nella legge di Bilancio e non solo, vanno proprio in questa direzione. Con il Reddito di cittadinanza garantiremo a chi oggi non ha né un lavoro né uno stipendio, l’opportunità di trovare una nuova occupazione, mentre con Quota 100 permetteremo a chi vuole andare in pensione prima, liberandosi dalla morsa della ‘Fornero’, di poterlo fare dando finalmente spazio a chi per troppo tempo è rimasto in panchina, cioè i giovani. Giovani, preparati e con comprovate competenze digitali, che saranno centrali anche per rinnovare la nostra P. A. grazie allo sblocco del turnover previsto dal Ddl Concretezza”.
“Queste prospettive – aggiunge la sen Catalfo – non possono che essere incoraggianti per una regione come la Sicilia, dove la situazione occupazionale è drammatica”.
Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile, è arrivato al 32,5% e la Sicilia è fanalino di coda dell’Italia, con picchi di disoccupazione a Catania e Messina.
Nella nostra regione la disoccupazione si triplica rispetto al nord (19,4% rispetto al 6,9%) e doppia rispetto al centro (10,0%). Dati che sono dovuti a diversi fattori: pochi investimenti nelle pubbliche amministrazioni, rete infrastrutturale insufficiente e competenze mancanti dovute anche alla riduzione degli studenti, dato che coincide infatti con la forte percentuale di Neet.
Conclude l’esponente del M5S: “Sono molte le componenti sulle quali lavorare per far aumentare il tasso di partecipazione al lavoro. La nostra regione, a differenza di molte altre, è quella che ha bisogno di più modifiche a livello strutturale se si vuole fermare questa vera e propria emorragia di giovani che lasciano la Sicilia perché non riescono a trovare un futuro lavorativo “.