La parlamentare ragusana a breve, componente della Commissione Parlamentare di inchiesta sui CIE ed I CARA
Roma 17 Gennaio 2015 -“Le recenti inchieste giornalistiche e giudiziarie sulla gestione del flusso dei migranti che riguardano anche il cpsa di Pozzallo, sono l’ennesima dimostrazione che c’è un sistema di speculazione sulle emergenze umanitarie”.
A dichiararlo è la parlamentare del Movimento 5 Stelle, Marialucia Lorefice a margine delle recentissime inchieste che hanno visto il cpsa di Pozzallo, struttura dedicata al primo soccorso ed accoglienza dei migranti, finire nell’occhio del ciclone per una serie di condotte poco chiare e poco trasparenti in termini di gestione.
“La Guardia di Finanza di Ragusa – continua la parlamentare – su mandato della procura della Repubblica di Ragusa, ha acquisito atti relativi alla gestione degli ultimi cinque anni riguardanti anche il ritrovamento di materiale destinato al Centro ma non ancora caricato al Cpsa, accogliendo segnalazioni da parte dei territori, di profili di dubbio sulla gestione del Centro stesso. Il Movimento 5 Stelle, continuerà a chiedere con forza l’accertamento delle responsabilità dei coinvolti anche alla luce dei nuovi impegni istituzionali”.
Tra pochi giorni, verrà infatti ufficializzata la creazione della Commissione d’inchiesta Parlamentare sui CIE e sui CARA che per il Movimento 5 stelle vedrà la presenza proprio della parlamentare ragusana Marialucia Lorefice e di altri due autorevoli portavoce M5S, ovvero Vega Colonnese e Giuseppe Brescia. Grazie all’attività di tale commissione, potranno essere approfonditi con ulteriore incisività tutti quei profili di criticità certi o presunti del sistema dell’accoglienza nel nostro Paese.
“Il Movimento 5 Stelle – aggiunge la deputata ragusana – continuerà a fare segnalazioni alla prefettura di Ragusa ed a tutte le altre prefetture del territorio siciliano, così come facciamo da ormai due anni a questa parte, continueremo a chiedere interventi concreti ed useremo tutti gli strumenti legislativi a disposizione per contenere il più possibile probabili infiltrazioni nel sistema assai remunerativo dei centri di accoglienza. Per scardinare questo sistema affaristico – conclude la Lorefice – è necessaria però la collaborazione di tutti i livelli istituzionali, con particolare riferimento a quelli territoriali”.