marilyn, 5 agosto: Monologo di un mito a confronto con la storia.
Marilyn Monroe è statatrovatamortanella camera da lettodellasua casa di Brentwood, a Los Angeles, il 5 agosto, all’età di trentaseianni a causa di un’overdose di barbiturici. La chiamataallapolizia per denunciareilfatto è pervenutaalle 4:25, ora locale, come da successiviaccertamentitelefonici.
programma:
04 maggio 2013 h 20:45– Teatro Tina Di Lorenzo- Noto – P.zza XVI maggio
Che i lati della morte di Marilyn Monroesiano decisamente oscuri non v’è alcun dubbio, e infatti è da questi che parte il racconto, dalla notte in cui morì, il 5 agosto 1962, per poi schiarirsi poco a poco tra gli spezzoni dei film più noti e le cronache di una vita che ha dell’incredibile. Negli ultimi anni il personaggio di Marilyn è tornato in auge tanto nel campo cinematografico quanto in quello delle inchieste televisive (la più pertinente è quella di Augias nel suo speciale Marilyn, una morte tra mistero e mito), ma il quesito che bisogna porsi è: perché interessa ancora tanto una donna che come attrice non era da Academy Awards, e neanche moralmente la si può prendere in qualche modo ad esempio. Questi due ultimi incisi sono ciò che lo spettacolo intende confermare o confutare a mezzo dell’interpretazione di Martina Valentini. L’arduo compito di incarnare un mito è una sfida da temere ma certamente a cui ambire, e sotto la direzione di Giuseppe Liotta, la Valentini ci si destreggia abbandonando tutte le ansie.
In evidenza non c’è tanto il mito costruito intorno aljet setche l’ha portata ad essere l’icona serigrafata da Andy Warhol più stampata al mondo, ma la dimensione intima. Una pièce giocata sulle memorie affettive, sugli uomini e sui sentimenti che hanno fatto da liaisonin tutto il suo percorso di vita. È una riflessione sull’effimero, sull’inconsistenza di un mondo doppio rispetto a quello reale che crea miti come Marilyn e li condanna a morte quando scende il tramonto sull’età dell’oro di Hollywood. Un amante del cinema farebbe subito mente locale a Sunsetboulevardanch’esso racconto di una femme fataleche ormai vive solo di ricordi troppo grandi per essere contenuti in una mente di donna.
Ancora una volta si rivaluta la dimensione del mito, cosa significa per una donna incarnare un personaggio anche nella vita quotidiana perché il mondo, quello vero, è questo che si aspetta da lei. Effettivamente, il mito, in senso greco, è un modo per arrivare dove la mente umana non riesce. Così Marilyn è stata il cavallo di Troia di tutta la Hollywood del boom economico, un po’ dono tanto atteso, un po’ legno da bruciare e un po’ espediente per la brama di uomini troppo più affamati di sangue rispetto a lei.
Elena Levantino
Ufficio Stampa
Teatro di Noto