PACHINO– “Se non mettiamo le mani alla Riforma del commercio in Sicilia, non ci sarà futuro, né speranza per il pomodoro di Pachino. E non soltanto, per il pomodoro, ma per l’intero sistema agroalimentare siciliano”. Lo ha detto oggi pomeriggio il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, intervenendo all’assemblea pubblica organizzata dal parlamentare all’Ars, Giuseppe Gennuso, a Marzamemi (Pachino), che ha visto tra gli altri la partecipazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Elio D’Antrassi, quello ai Beni Culturali, Sebastiano Missineo e dei deputati regionali, Bruno Marziano, Roberto De Benedictis e Mario Bonomo. Il presidente della Regione prendendo in contropiede, produttori, commercianti e società cooperative che si aspettavano una reazione energica dopo le accuse di “infiltrazioni mafiose nel giro del pomodoro di Pachino, diffuse da Raiuno su una puntata di “Bontà loro”, ha detto che tra i provvedimenti che dovranno essere adottati, ci dovranno essere verifiche attente da parte dell’istituto zooprofilattico della Regione sulla qualità della produzione. Ovvero – ha aggiunto Lombardo – verificheremo se la provenienza del pomodoro è autentica, cioè coltivato a Pachino, oppure se si tratta di prodotto contraffatto”. Il presidente della Regione ha pure risposto ai problemi sollevati dai produttori sulla Grande distribuzione, che, secondo gli addetti ai lavori sarebbe la causa di tutti i mali. “ Metteremo la parola fine in Sicilia a nuovi insediamenti di Grandi catene di distribuzione e non ci saranno più i grandi che divoreranno i piccoli. L’apertura domenicale delle grosse catene commerciali dovranno essere finalizzate alla promozione dell’intero comparto agroalimentare della Sicilia. Voglio ricordare che dal prossimo 2 aprile i prodotti della nostra terra dovranno arrivare al grande mercato agro alimentare di Catania”. Raffaele Lombardo, anticipando l’arrivo del ministro per le Politiche agricole a Pachino, Giancarlo Galan, si è detto preoccupato sul paventato accordo per l’importazione di prodotti agricoli da Marocco e Tunisia. “Mi auguro – ha detto il presidente della Regione – che questo non passi in sede di parlamento Europeo”. Il deputato organizzatore della convention Giuseppe Gennuso ha sostenuto che “senza accorciare la filiera, non si potranno ottenere risultati lusinghieri per i produttori”. “Ci sono troppi passaggi nel mercato dell’ortofrutta – ha detto Gennuso – Così finisce che un chilo di pomodoro pagato a 50 centesimi ai produttori di Pachino, arriva a Bruxelles a 5 euro. Bisogna cercare di evitare troppi passaggi affinchè i prodotti arrivino ai consumatori a costi meno elevati, con maggiori guadagni per le aziende e le cooperative impegnate nella produzione”.Per l’assessore regionale all’Agricoltura, Elio D’Antrassi, si rende sempre più necessario mettere all’asta “l’oro rosso di Pachino” con un unico confezionamento. Sulle accuse di presunte infiltrazioni mafiose, D’Antrassi ha detto: “ Noi faremo una campagna di comunicazione attraverso manifesti per rassicurare i consumatori che dietro la produzione del pomodoro di Pachino non c’è mafia. Poi spiegheremo le nostre ragioni a Roma (il riferimento è alla direzione di rete di Raiuno) affinchè queste cose non avvengano più”.
Pachino, 13 febbraio 2011