l’aria del continente: Figure, figurine, personaggi abbozzati, oppure completi, complessi, variegati che danno un senso e un orientamento, non solo ai difetti degli “isolani”, ma anche alle pulsioni più profonde del genere umano.
programma:
09 gennaio 2013 h20:45Teatro Tina Di Lorenzo Noto – P.zza XVI maggio, 1.
Regia Antonello Capodici;
conEnrico Guarnieri, Patrizia Pellegrinoe Ciccio Abela, Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Cosimo Coltraro, Amalia Contarini, Nadia De Luca, Carmelo Di Salvo, Gianni Fontanarosa, Mirella Petralia, Mario Sapienza e Vincenzo Volo;
sceneSalvo Manciagli
costumiCarmen Ragonese e Riccardo Nicoloso;
audio e luciMoonlight di Riccardo Nicoloso
Nel 1901 Nino Martoglio prese una decisione che si rivelerà a dir poco azzeccata: si orientò in maniera decisa e determinata al teatro, tentando di ricondurre il teatro dialettale siciliano in tutte le platee italiane; non abbandonerà mai la poesia e il giornalismo, ma darà vita ad alcuni preziosissimi gioielli come L’aria del continente. Rappresentata per la prima volta nel 1910, al Teatro Argentina di Roma, tale pièce ha una trama classica, lo spaccato di un paese che ripete i suoi stereotipi preferiti: il provincialismo, il modernismo ad ogni costo, l’esterofilia e un immancabile complesso d’inferiorità.
È un universo, quello descritto nel dramma, ricco di archetipi collettivi, un microcosmo dove tutto viene descritto per mezzo di un tono molto semplice ed elementare, intento a svelare gli aspetti più peculiari e veri della terra e del popolo siciliano.
Il ricco possidente Cola Duscio (Enrico Guarneri) va a Roma per operarsi d’appendicite,“abbandonando” la propria famiglia: il cognato Lucino, i due nipoti e, soprattutto, la terribile sorella Marastella. Nella Capitale, però, il nostro eroe fa l’incontro della vita con la fascinosa, ammaliante “soubrettina” Milla Milord (Patrizia Pellegrino), sedicente figlia di un ufficiale e di una baronessa. Sarà lei ad introdurre il povero Cola alle stravaganze di una presunta emancipazione sociale e morale. Nuovi usi, nuovissimi comportamenti, ma vecchi sospetti e antiche gelosie. In Sicilia, Cola scoprirà lati segreti e comportamenti – tanto suoi quanto altrui – che lo cambieranno irrimediabilmente.
Tuttala vicenda viene descritta da Martoglio con una bonaria ironia mista a cinismo primo novecentesco in cui l’autore sembra convivere coi suoi personaggi che fanno di tutto al fine di sbarcare il lunario; queste macchiette molto comiche producono effetti fortemente esilaranti sebbene rappresentino una condizione di isolamento, di emarginazione, di alienazione dal vivere comune. Cola e Milla sono, infatti, espressioni del ridicolo oltre che racconto di due solitudini.
Elena Levantino
Ufficio Stampa
Teatro di Noto